A vent’anni si pensa di avere capito tutto senza avere capito gran che; ci sono le energie per cambiare il mondo e manca la conoscenza di come farlo effettivamente; si sottovaluta l’esperienza e si pensa di essere immortali.
Safari
ha compiuto vent’anni e su certe cose sembra un ragazzo entusiasta e responsabile ma un po’ confuso su come lasciare effettivamente il segno nell’universo, the Steve Jobs way.
È tuttora il mio browser preimpostato anche se una piccola percentuale di siti dà problemi o semplicemente non lo accetta. La piccola percentuale è per me rilevante (
Roll20, per esempio, se vogliamo collegarci a distanza) però preferisco passare per l’occasione a Chrome o Firefox che abbandonarlo.
Nella famiglia di Dr. Drang lo accusano di avere barato a
Wordle: dopo avere ricevuto irate al primo tentativo e patch al secondo,
trova la soluzione al terzo giro, per giunta contenente una lettera ripetuta.
Lui non si scompone e, grazie a egrep, mostra come la sua terza parola fosse pressoché inevitabile a fronte delle ventuno alternative contenute nel file delle soluzioni accettate.
In una riga sola di espressione regolare, mica tre. Innocente e pure master of scripting.
Una app che costringa a faticare per ottenere il risultato è una app i cui sviluppatori non hanno compreso come si deve maneggiare la complessità.
Esiste in ogni app
una quantità irriducibile di complessità e, più se ne fa carico lo sviluppatore, più verrà apprezzata e sarà produttiva per l’utente.
Se invece lo sviluppatore scarica la complessità sull’utente, sarà pianto e stridore di denti.
Il mondo parallelo, quello surreale, vede Apple offrire qualcosa che non offriva e altri offrono da anni, per dire è in ritardo e fare battute da commedia all’italiana prima che diventasse cult.
In realtà, Apple va per priorità e, se aspetta anni, vuol dire che quella opzione era a bassa priorità e, se viene infine offerta, significa che tutte le cose fatte prima erano più importanti.
Questo per introdurre il tema dei supposti Mac con schermo touch che sarebbero in lavorazione nonostante Jobs abbia detto dodici (dodici!) anni fa una cosa come questa:
Da molto tempo firmo certi documenti di routine con firme scandite e memorizzate, da usare con Anteprima su Mac o con gli strumenti corrispondenti su iPhone e iPad.
Ieri, per la prima volta, ho fatto la stessa cosa ma sul momento, con
Apple Pencil. Non mi sono trovato istantaneamente ma sono bastati pochi tentativi. La vera cosa da imparare è che la vera differenza tra Pencil su schermo e penna su foglio è la scarsità di attrito nel primo caso. Appena si impara a essere leggeri, firmare con Apple Pencil è uno spasso. Mai avrei detto che un giorno mi sarebbe capitato.
Non grazie al mio supporto specifico – una goccia in un mare di sostenitori – Kandria sarà in vendita nel giro di tredici ore.
Come sottolineato ai tempi del lancio del finanziamento su Kickstarter, Kandria è stato scritto principalmente in
Common Lisp.
Che certamente non è un linguaggio di moda. Nel contempo, chi lo avvicinasse potrebbe scoprire che sa invecchiare piuttosto bene e che un programmatore dotato, esperto di Common Lisp, non faticherebbe moltissimo a trovare buone offerte di lavoro.
Da pochi giorni, per legge,
qualsiasi nuova abitazione inglese dovrà essere costruita con le connessioni necessarie per avere Gigabit Internet.
Sinceramente non li invidio per essere usciti dall’Europa. Mi piacerebbe comunque se l’Europa entrasse nell’ordine di idee di dare ai suoi cittadini la connessione Internet necessaria. Oggi avere Gigabit Internet non è un lusso, ma una infrastruttura critica.
Disclaimer: qualche settimana prima,
Tim ha piazzato davanti all’ingresso della mia rampa del box la colonnina della fibra ottica. E mi offre fino a mille megabit teorici, che diventano cinquanta megabit pratici.
Nell’
articolo commentato ieri a proposito della struttura e dei limiti di meccanismi come ChatGPT, l’autore propone una definizione minima (scritta da altri) di intelligenza: di che cosa dovrebbe essere consapevole un sistema con il diritto di definirsi intelligenza artificiale.
La definizione segue qui sotto. Ciascuno può fare i dovuti confronti rispetto a ChatGPT, un bambino di prima elementare, uno scimpanzé, un foglio elettronico eccetera.
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Ci sono cose, che hanno proprietà.
Voglio innanzitutto chiarire che non ce l’ho con
ChatGPT. Anzi, ammiro lo straordinario livello di addestramento del modello e,
come ho già scritto, ha sacche di straordinaria utilità che gioveranno immensamente a persone preparate con un livello culturale o tecnico superiore a quello del motore di chat.
Per chi sta sotto quel livello si prospetta la probabilità di scenari non sempre gradevoli, ma tant’è. PostScript ha tolto il lavoro a tanti linotipisti e questo è stato un male per loro e per le loro famiglie, sicuramente. Al tempo stesso, il ritorno alla linotype non è pensabile.
Uno dei perché il 2023 potrebbe essere un buonissimo anno per liberarsi il più possibile del peso di Adobe: l’azienda, dice che no, però forse sì, non è chiaro, cioè qualcosa succede,
potrebbe utilizzare il contenuto realizzato con Creative Cloud per addestrare i suoi algoritmi di supposta intelligenza artificiale.
L’articolo di TechCrunch non è definitivo, perché la posizione di Adobe è, diciamo, sfumata. Ufficialmente l’azienda analizza i contenuti per aiutare l’utente, per esempio aiutandolo a taggare più in fretta del foto del gatto grazie al fatto che ha imparato a riconoscerlo. Niente di speciale, sono cose che fa anche Foto su Mac, non c’è nulla di male.