Se abbiamo nai fatto dello spirito su giochi o passatempi capaci di metterci in crisi con il lavoro da fare o che fanno sparire le ore tanto faticosamente allocate al lavoro, è il momento di mettere da parte tutti i pensieri ed entrare in The HTML Maze.
Quello che abbiamo sperimentato finora, è semplicemente niente.
Le pareti del labirinto sono già affollate dagli scarabocchi e dei messaggi di chi ci ha preceduto… ed è ancora in cerca di un’uscita onorevole dall’incubo.
Quando scriviamo curl nel Terminale ci affidiamo al lavoro del team di Daniel Stenberg, che dedica alla manutenzione del programma un numero consistente di ore settimanali.
Quando ignoriamo curl lo usiamo senza rendercene conto in infinite situazioni nelle quali qualche tipo di dato arriva da Internet in direzione del nostro terminale (stavolta minuscolo). Dire che curl è un pilastro dell’infrastruttura di Internet non è così eccessivo.
Nel duemiladiciannove il team di Stenberg ha avviato un programma di bug bounty: trova un bug nel programma e ti paghiamo.
Ho ripreso in mano la copia de Una storia intricata di Lewis Carroll trovata al mercatino dell’usato tre anni fa.
Il primo nodo, come Carroll chiama le storie che compongono il volumetto, va via facile. Il secondo contiene un sottoenigma che mi fa perdere il sonno. Lo sintetizzo in italiano.
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Il governatore vuole dare una festa per pochi intimi e pertanto ha deciso di invitare il cognato di suo padre, il suocero di suo fratello, il fratello di suo suocero e il padre di suo cognato.
Uno dei settori in cui la mani del momento può effettivamente tornare anche molto utile è la consultazione della documentazione. Se le cose sono fatte con criterio e i dati vengono passati al modello in modo ordinato e preciso, i risultati possono essere buoni.
Hackacad ha pubblicato un tutorial su come dare la documentazione di FreeBSD in pasto a Ollama (uno dei motori open source tecnicamente più accessibili).
Per essere materiale riguardante installazione e configurazione di un LLM, il procedimento è lineare e sembra veloce.
Ho terminato la lettura di The Wind from the Sun, raccolta di racconti di Arthur C. Clarke trovata a due euro (letterali) al mercatino dell’usato.
Tutta roba leggera, racconti brevi o lampo, veramente lettura da ombrellone. Però, che bei respiri di aria fantascientifica di quando non si aveva paura di sognare e chi scriveva ti portava a naufragare sulla Luna o a esplorare l’atmosfera di Giove con perfetta plausibilità scientifica e tuttavia con la poesia del cosmo.
Trovo strano non avere mai segnalato l’esistenza di ditaa. Forse mi frega la scarsa connessione, forse la scarsa memoria, forse la scarsa capacità di ricerca.
Rimane comunque troppo prezioso ed è meglio parlarne due volte che trascurarlo.
ditaa trasforma in diagrammi grafici di qualità gli stessi diagrammi costruiti nell’antica ASCII art, un carattere dopo l’altro.
Non bisogna farlo alla lettera; sotto ditaa c’è una sintassi per farlo come programma. John D.
Ormai è più difficile non emulare un Mac dentro il browser che farlo. C’è una emulatore persino su Archive.org.
Mi mancava qualcosa per Lisa e sembra essere arrivato.
Scritto in JavaScript, è un filino più invasivo di altre procedure (vuole una installazione di un RAM disk nella memoria del browser). È comunque poca cosa rispetto al gusto di rivedere in funzione una macchina leggendaria.
Non è ancora perfetto. Del resto non lo era neanche Lisa originale.
C’è bisogno di un player di musica offline per macOS diverso da iTunes?
Non saprei; l’unica è provare a dare una chance a Petrichor, che promette un sacco di cose, è open source, è realizzato interamente con Swift e SwiftUI, tutto sommato aiuta la causa di chi ama molto i sistemi operativi di Apple ma sulle app ama guardarsi intorno (che è il mio caso nella maggioranza delle situazioni).
Petrichor, dice l’autore, è in stato di alphabeta, quindi attenzione.
Non sono d’accordo, piuttosto farei dei distinguo. Tuttavia trovo interessante l’iniziativa della lettera aperta degli insegnanti che si oppongono all’adozione di intelligenza generativa nell’istruzione.
Per ora è poca cosa: trecento firme di cui oltre l’ottanta percento verificate.
La lettera definisce la GenAI nella sua forma attuale come corrosiva per la capacità di azione di studenti, educatori e professionisti.
Inoltre stabilisce una linea operativa in otto punti, tra i quali non usare l’assistenza generativa nel progetto dei corsi di studio, evitare che gli studenti la usino in sostituzione del loro sforzo intellettuale e di crescita, respingere le avance di venditori esterni al mondo della scuola, inserire la GenAI nei piani di studio in modo fine a sé stesso per mostrarne la presenza in quanto tale.
Perfino da Facebook, una volta ogni mille anni, può arrivare qualcosa di buono.
Un professore della Sapienza di Roma ha scritto un post delizioso sulle sette personalità che si incontrano di continuo non appena inizia un dibattito sull’intelligenza artificiale o ciò che ora chiamano così.
Mi sono divertito e – totalmente esclusi i presenti – ho riconosciuto in pieno alcune delle personalità. Si capiscono meglio gli LLM se si capiscono meglio le menti che girano attorno al business.