Comunicazione di servizio per i giocatori di ruolo: a occhio,
Inkarnate è un ordine di grandezza meglio per semplicità e risultati a qualsiasi altro creatore di mappe che io abbia provato.
In sé non è una gran garanzia: genero poche mappe e, in genere, fatto qualche tentativo su sistemi troppo complessi o poco produttivi, sono finito per arrangiarmi con gli strumenti rudimentali di
Roll20 più un po’ di copia e incolla.
Inkarnate mi sembra invece il servizio dove veramente, serve una mappa e bene o male la si disegna. Non che venga fuori da sola, certo, però apprezzo molto l’intuitività, mai riscontrata altrove nella stessa misura.
Non capisco perché sia tornata in auge in questi giorni la notizia di uno studio secondo cui
i comandi fisici sulle auto sarebbero più semplici e sicuri da usare di un touchscreen.
Scommetto che nel 2007 sarà uscito qualche studio sulla superiorità della tastiera fisica di BlackBerry su quella logica di iPhone. Tastiera logica che, ricorderemo Steve Ballmer quando faceva il comico invece che il proprietario di squadre di basket,
nessuno nel mondo business avrebbe comprato in quanto privo di tastiera.
Ho le idee progressivamente più chiare su
ChatGPT e compagnia.
Per una persona sopra la media, può risolvere un sacco di grattacapo perditempo che richiedono il lavoro su qualcosa che già c’è. Si racconta di buoni risultati ottenuti da gente che aveva (invento) un plugin in C e doveva rifarlo in Python; invece la persona si è fatta un caffè e ha lasciato lavorare ChatGPT.
Per una persona nella media, né scarsa né capace, né carne né pesce, confondibile con altre e tranquillamente sostituibile, ChatGPT farà risparmiare lavoro quotidiano. Mettiamo che si tratti di pubblicare news di settore anonime e anodine, scrivere comunicati stampa con lo stampino, preparare relazioni che nessuno leggerà, riempire la sezione cronaca di un sito eccetera. Il sistema produce questo tipo di output piuttosto bene e lo fa, ancora una volta, mentre l’umano sta in panciolle dopo avere fornito l’input.
Come ogni anno, Slashdot passa in rassegna
film, libri e contenuti che entrano a far parte del pubblico dominio perché finalmente sono scaduti tutti i termini possibili e immaginabili del copyright americano, dove si trovano scappatoie delle più varie per riuscire a prolungare il controllo sul diritto di copia (in Europa la situazione è migliore ma il lavoro da fare è tanto).
L’elenco quest’anno è ricco anche di qualità, perché comprende per esempio storie degli investigatori Sherlock Holmes e Poirot, oltre al capolavoro
Metropolis di Fritz Lang, da ora distribuibile, copiabile, modificabile, riutilizzabile a volontà.
Ecco il 2023 in un sito
semplice da capire, difficile da padroneggiare.
Non riuscirò a essere perfetto ma posso provarci ogni giorno ed esultare anche per il più piccolo dei progressi.
Per questo 2023 niente propositi e invece attenzione a facilitare qualche proposito di altri, che siano familiari o stiano in un altro continente.
Niente indica che l’anno nuovo sarà minimamente più normale degli altri anni venti vissuti finora. Firmerei comunque per un 2023 che preparasse un 2024 più normale e persino migliore. È possibile.
Aiutiamoci a realizzare i nostri non propositi (e gli spropositi) con i nostri aggeggi di fiducia, su una scrivania, in tasca, al polso, e convinciamo gli aggeggi a lavorare meglio, liberandoci tempo e pensieri, che fanno comodo.
Apple in questo periodo non è sempre al massimo con il software, ma sull’hardware bisogna lasciarla stare. Ne ho avuto conferma provando Continuity Camera, che trasforma iPhone in webcam di un Mac a patto di avere hardware abbastanza aggiornato. L’arrivo di un
iPhone 12 mi ha abilitato la funzione e ho potuto collaudarla prima che finisca l’anno.
Spettacolare e persino imbarazzante. Continuity Camera è un pulsante nelle Impostazioni di iOS e, se sono rispettati i requisiti scontati, funziona senza altro chiedere. I requisiti scontati sono per Mac e iPhone Bluetooth attivo, Wi-Fi attivo, lo stesso account iCloud.
Oltre a
un nuovo iPhone, è arrivata anche una
Apple Pencil di seconda generazione.
Non per me. Se ho dei talenti, risiedono in ambiti diversi dal disegno a mano libera; preferisco di gran lunga scrivere a macchina che a mano e ho sempre considerato uno dei punti di forza di iPad liberarci dallo strumento di input, che diventa il tocco diretto anzoché richiedere la mediazione di un apparecchio. Amo la sensazione di libertà che dà il controllo di iPad con le dita e non la scambio con l’indubbia precisione di una punta scrivente.
Ho estratto iPhone dalla tasca e metà dello schermo se ne era andata. La metà sinistra dello schermo restava, e resta tuttora, accesa in bianco, con qualche striscia occasionale di verde. Guasto a una parte importante della matrice dello schermo.
Ero a venti minuti da un Apple Store e ci sono andato: era la cosa più veloce da provare, specialmente passate le sette di sera.
Dovevo pensare che stiamo ricordando l’insuccesso di una famiglia nel trovare posto in città, al punto da doversi accontentare di una mangiatoia; cortesissimi, i ragazzi mi hanno detto che non avevano assistenza istantaneamente disponibile e che avrei potuto al più prendere un appuntamento.
Ho comprato Mac dal 1986 e sono passati trentasei anni prima di imparare che il dizionario utente, da me immaginato come sepolto chissà dove e codificato chissà come, è un banalissimo file di testo situato a ~/Library/Spelling/LocalDictionary.
Sarà l’abitudine a confrontarsi con i percorsi micidialmente involuti delle cartelle iCloud, ma era semplice, a portata di mano, evidente e non me ne sono mai accorto prima. E sì che ho letto
La lettera rubata di Edgar Allan Poe: l’oggetto meglio nascosto è quello lasciato in vista.