Alla fine geografia e storia hanno congiurato nel farmi mancare alla
festa per i venti anni di All About Apple Museum.
Ho l’appunto di trovare una buona occasione di redimermi. Nel mentre guardo
il video che Alessio e compagni hanno realizzato a celebrazione dell’evento e penso a tutto quello che mi sono perso.
Di cui il video contiene quasi nulla. Mi sono perso amici, convivialità, clima, spirito, passione, entusiasmo, ospitalità, genio, sregolatezza, compagnia e tanto altro.
Freeform è uno degli
argomenti più di tendenza e scusa se
ne accennavo a giugno. La riprova che dentro Apple c’è ancora chi sa fare bene ma, più ancora di questo, chi sa lasciare un segno. Se Freeform si afferma, diventa un segno distintivo di Mac e iPad, come MacWrite nell’antichità oppure oggi Numbers per iOS e iPadOS.
Speriamo solo che tutta questa pubblicità gli permetta di essere conosciuto e adottato più quello che è stato Numbers su iPhone e iPad.
Vero che da anni non mi passava sotto le mani un file PostScript. Vero che me ne è passato sotto le mani uno giusto la scorsa settimana.
Vero è che Anteprima in effetti
non ha bisogno del supporto dei file PostScript. Vero pure che non mi dispiaceva averlo, anche a fare niente: ho sempre considerato Anteprima una scatola delle sorprese da cui di tanto in tanto usciva qualcosa di inaspettato e piacevole, alla stregua di TextEdit e altre amenità di macOS.
Il
giorno degli aggiornamenti è passato è l’osservazione più interessante, come spesso accade, è di Riccardo che titola
Il mio prossimo Mac potrebbe essere l’ultimo.
Molto in sintesi, l’argomentazione è che lo sviluppo software di Mac non è migliorativo come lo sviluppo hardware; che la qualità di macOS non è più la stessa; che non è questione di abbandonare la piattaforma ma, piuttosto, rimanere a quando doveva ancora iniziare l’omogeneizzazione di macOS e iPadOS.
È la settimana di preparazione a dolcetto-o-scherzetto e fare paura è apprezzato.
Allora propongo
Parens of the Dead, gioco per il web costruito in sei episodi con
Clojure e
ClojureScript, cose molto vicine al linguaggio
Lisp.
Ogni episodio della serie è uno screencast a cura degli autori del canale Twitter
Emacs Rocks.
Una settimana per imparare qualcosa di nuovo, soprattutto fuori dall’avvio e dagli schemi.
Spaventoso abbastanza?
Ai tempi dell’
Antennagate fece il giro del mondo il commento di Steve Jobs lo stai tenendo nel modo sbagliato. Oramai è diventato un meme, usato in mille situazioni.
I critici obiettavano che iPhone 4 dovessere essere impugnato a discrezione di ciascuno, indipendentemente dal fatto che l‘impugnare l’apparecchio diminuisce la ricettività dell’antenna e soprattutto che questo si applica a qualsiasi cellulare.
Ora, con il nuovo iPad base, si affaccia una corrente di pensiero che vuole la telecamera di iPad
messa sul lato lungo dell’apparecchio, con la giustificazione che sempre più lo si usa sulla scrivania, collegato a una tastiera, e sempre meno in mano.
Se tolgo
World of Warcraft e
Hearthstone, che fanno abbondantemente storia a parte, le mie esperienze di gioco coinvolgente su Mac sono limitate e distanti nel tempo. Fa eccezione anche
Angband, che è in realtà un gioco da Terminale, più che da Mac.
Rimangono titoli come
Maelstrom,
Pillars of Garendall,
Baldur’s Gate,
Oids,
Cythera, a volte giocati su hardware persino precedente a PowerPC. Senza bisogno di tornare indietro a
Dark Castle. Ah, e
Myst.
Diciamo che se fossero veri i segnali di un
reboot di Marathon da parte di Bungie, proverei a essere interessato sperando di trovare un posticino appropriato in agenda.
Si avvicina a grandi passi la pubblicazione della prima versione ufficiale di macOS Ventura, cui seguirà senza dubbio l’uscita di iPadOS 16.
I due sistemi sono accomunati dalla presenza di Stage Manager, funzione sulla cui completezza e sul cui design leggo ogni giorno (più di) una nuova storia dell’orrore.
Steve Jobs non esitò a ritirare i
Cube e accollarsi (come società) le mancate vendite una volta chiaro che c’erano problemi nella percezione del computer presso il pubblico, ancora prima che ci fossero problemi effettivi.
Apple ha i suoi problemi di eccesso di diversificazione dei prodotti: troppi iPad, troppi iPhone. È lontanissima comunque dalla follia degli anni novanta, quando con i Performa e tutto il resto poteva vantare, per modo di dire, decine di configurazione diverse, aventi l’unico scopo di impedire a chiunque di discernere quella giusta per sé.
Lenovo è messa ben peggio di Apple in tema, come testimonia la
recensione di Monica Chin su The Verge che ricorre all’iperbole delle milleuno configurazioni. Per il produttore non sembra essere un problema, semmai una nota di merito nello strano universo parallelo di gente che veramente pensa di comprarsi un portatile Intel nel 2022.
Anni fa mi sono trovato senza Mac per alcune settimane e mi sono arrangiato a lavorare con iPad. Non iPad Pro, iPad. Di terza generazione, anno 2012.
In alcuni momenti è stata dura, in altri tranquilla. Ce l’ho fatta.
Quest’estate mi sono trovato senza iPad Pro e mi sono chiesto se prendere subito una macchina nuova oppure attendere con pazienza l’uscita annuale del nuovo modello.
Certamente ho lavorato su Mac. Si lavora splendidamente su Mac. Essendo un Mac mini, tuttavia, mi trovavo in situazioni dove… ero senza iPad Pro. Clienti, viaggi, la notte a letto eccetera. Non potevo lavorare.