E anche alle colonne, con l’insperato aiuto di un comando Unix di BSD presente, all’insaputa mia e forse non solo, in macOS.
rs prende una tabella di righe e colonne e la ridispone secondo i desideri dell’operatore.
Nessuno presenta queste coese meglio di Dr. Drang e bisogna assolutamente leggere il
racconto della sua esperienza con il comando. Va bene anche guardare le figure, perché i passaggi tra una versione e l’altra della tabella sono evidenti.
Molto interessante l’uscita di
La Terminal, app per fare ssh ed emulazione terminale su iOS e iPad OS.
A una prima occhiata è molto ma molto più amichevole di
a-Shell, più pulita di
Prompt – anche se meno evoluta – e molto amichevole da approcciare.
Non rinuncio a Prompt in questo momento, però qualche prova la merita di sicuro. Oltretutto è gratis ma già ora mangia in testa a diverse proposte a pagamento, per semplicità e design.
La notizia è che
iPhone 14 ha rinnovato radicalmente l’arredamento dei propri interni, con conseguenze interessanti. Ecco che cosa dichiara a Treehugger Kyle Wiens, fondatore di iFixit:
Apple ha completamente riprogettato gli interni di iPhone 14 per renderlo più semplice da riparare. Da fuori non si vede, ma è un cambiamento grande. È il cambiamento di design più significativo in iPhone da molto tempo.
In particolare, ora è possibile cambiare lo schermo senza intervenire sul resto del device e levare lo schermo permette un accesso facile a tutta la componentistica interna.
Chi domina il testo domina il computing. A riprova: con un Terminale acceso e la capacità di usarlo, niente è precluso. Gli zero e gli uno sono fuori dalla portata umana; la rappresentazione di ordine immediatamente superiore – il testo – ha potenziale infinito. È questa la prima base del computing.
Se però si tratta di costruire qualcosa – creare una struttura, organizzare dati, dare vita a insiemi ordinati di informazione – chi domina i database domina il computing. Dietro il Finder c’è un database, dietro Foto c’è un database, dentro le app ci sono database, Spotlight è un database.
Per un momento nella vita ho battuto tutti i giochi che ho giocato. È stato quando ho scoperto
Breakout, qui in una curiosa versione derivata da Google Immagini.
Era il primo videogioco battibile su cui mi sono impegnato e l’ho battuto. Cento percento.
Ero ragazzino, in una sala giochi estiva. Il monitor era monocromatico e i mattoni si vedevano colorati per via di una pellicola apposta sul vetro.
Avevo una modesta paghetta e la dissipai dentro Breakout. Ma arrivai in fondo, pure con una certa delusione. La pallina viaggiava più forte, dopo il primo muro la racchetta si restringeva alle stesse dimensioni della pallina, ma un preadolescente ha poteri inimmaginabili per un adulto. Anche con la racchetta puntiforme avevo sulla pallina un controllo praticamente assoluto ed ero in grado di indirizzarla a piacere per un tempo indefinito.
Una delle cose belle della vita nel computing sono le app disponibili su tutte le piattaforme. Una delle cose brutte sono le app multipiattaforma che si accontentano del minimo comune denominatore e offrono giusto giusto sé stesse invece di valorizzare la piattaforma su cui lavorano.
Ogni tre volte che apro
Obs Studio succede qualcosa che mi cala nella prima parte della frase e mi risparmia la seconda. Obs gira su qualsiasi computer desktop e però ogni volta la mia esperienza è un po’ più vicina a quella di Mac.
Una delle cose belle della vita nel computing sono le app disponibili su tutte le piattaforme. Una delle cose brutte sono le app multipiattaforma che si accontentano del minimo comune denominatore e offrono giusto giusto sé stesse invece di valorizzare la piattaforma su cui lavorano.
Ogni tre volte che apro
Obs Studio succede qualcosa che mi cala nella prima parte della frase e mi risparmia la seconda. Obs gira su qualsiasi computer desktop e però ogni volta la mia esperienza è un po’ più vicina a quella di Mac.
Come da
questa schermata si sarebbe arrivati a cambiare il mondo, una persona alla volta, in numero di miliardi.
Guia Soncini è una di quelle giornaliste che vanno lette quando si è d’accordo, quando non lo si è, quando lo si è ma non del tutto, sempre. E tratta da par suo la questione della
preside di Bologna inspiegabilmente portata alla ribalta dalle cronache per una decisione che decinaia e decinaia di presidi, scuole e docenti praticano da tempo e senza clamore.
La parte del problema che ci riguarda è la decisione: requisire i cellulari all’ingresso a scuola per restituirli all’uscita.
Nell’acquisto di biglietti per il teatro tramite
TicketOne, sapevo che le commissioni del sito sono piuttosto alte e ho a riguardo un atteggiamento neutrale. Da una parte a nessuno fa piacere vedere un sovrapprezzo, dall’altra di qualcosa devono pure vivere e comprendo che uno dei flussi di fatturato, oltre che gli accordi con i produttori e gli organizzatori e la pubblicità, possa essere la commissione sulle vendite.
D’altronde è un prezzo che sono disposto a pagare per evitare il fastidio di dover andare anticipatamente al teatro o passare tempo al telefono con una segreteria per poi dover pagare al ritiro eccetera eccetera. Soldi per libertà, le commissioni sono accettabili e il teatro non è un bene essenziale (l’anima è un tema interessante ma non qui e ora, limitiamoci alla bieca materialità).