Invece di comprare libri e leggere articoli sulla produttività e sull’organizzazione del lavoro, ricorro all’università della strada e imparo tutto quello che c’è da imparare sul multitasking e il suo confronto con il lavoro lineare. Dalle mie figlie.
Si spingono sul monopattino e intanto mangiano un gelato, tengono in mano l’inseparabile gioco del momento, ciascuna ascolta l’altra mentre entrambe parlano con un genitore a scelta, tengono d’occhio ogni dettaglio di quello che hanno intorno e chiedono un altro gelato, dell’acqua, dove andiamo, quando torniamo, di chi è il turno di iPad stasera. Tutto contemporaneamente.
Mentre scrivo mancano quarantatré ore alla conclusione del lancio su Kickstarter di
50 Years of Text Games: From Oregon Trail to A.I. Dungeon. Sottotitolo: Un libro definitivo sul primo mezzo secolo di fiction interattiva.
Non è una chiamata alla mobilitazione per salvare un progetto: l’autore chiedeva quasi ventottomila euro e ad adesso ne ha ottenuti più di quattrocentotremila. È uno di quei Kickstarter che chiamo animati perché la cifra raccolta aumenta mentre guardo la pagina.
Non solo mi sono divertito come in una sera davvero speciale, ma
Filippo e
Roberto hanno perpetrato l’atto finale del crimine: dal materiale di partenza hanno editato un podcast da professionisti e lo hanno pubblicato nella pagina di riferimento di
A2, per giunta con il suo titolo originale:
A dieta di mele.
So solo dirgli un grande grazie per la loro capacità di creare un’occasione realmente out of the box e stanotte farò una cosa per la prima volta nella vita: mi riascolterò.
All’ingresso del
Museo Luigi Paolucci distribuiscono quest’anno un terminale che somiglia a un iPod touch, inserito in una custodia antiurto. Nelle sale si trovano codici QR che, inquadrati con l’apparato, fanno partire cartoni animati nei quali alcuni dei protagonisti del museo (animali, specialmente uccelli, parte di una collezione naturalistica) raccontano ai più piccini informazioni relative all’esposizione. Semplice, efficace, pulito, a prova di tutto, compreso nel prezzo. Bravi.
Il regista a
Wimbledon ha inquadrato con il teleobiettivo una signora che riprendeva con iPhone. La mela sul dorso di quest’ultimo ha risposto con un riflesso quasi artistico, inconfondibile eppure discreto. Non posso provarlo, però immagino che qualcuno del team, a suo tempo, abbia speso ore di lavoro ad assicurarsi che l’effetto fosse proprio quello. E sembra un orpello, quando è invece una ragione serissima per scegliere un iPhone.
Adoro la Calcolatrice Grafica per la sua
storia romanzesca, per il suo spirito autenticamente Apple, per la sua nascita decisa per passione e non certo determinata dal calcolo economico.
A questo punto diventa per certo anche uno dei programmi per Mac più longevi, perché l’autore Ron Avitzur ha completato il refactoring, la riscrittura dell’intera base di codice, che
si sposta da C++ più varie ed eventuali a Swift, il nuovo linguaggio ufficiale di Apple.
Il Terminale possiede ovviamente un modo per seguire le aggiunte in fondo a un file che viene aggiornato automaticamente con buona frequenza, per esempio un file di log. Ma è il Terminale, ci mancherebbe. Roba per stomaci forti e dita intrepide.
Quale editor di testo permette di fare la stessa cosa?
BBEdit 14.5, per esempio, con il suo
Tail Mode. Il link porta in realtà all’elenco di tutte le novità nella versione 14.5 uscita da poco, Tail Mode compreso.
La vecchiaia non è anagrafica; è l’incapacità di comprendere quello che accade dopo il trentacinquesimo anno di età, questo sì, anagrafico.
Per questo sono perseguitato da gente che manda messaggi in tutti i modi possibili per avvisarmi che dobbiamo sentirci riguardo a una qualche questione.
Sono tutti vecchi, non anagrafici; gente che non ha mai capito il lavoro asincrono e vive nell’illusione che sentirsi sia più veloce per portare a termine il lavoro.
Ho alcune schermate mentali persistenti, che resteranno indefinitamente. Una di queste, nella categoria incubi, riguarda una persona di fronte a me, seduta davanti a un computer, che sottoposta a uno stimolo prende una calcolatrice tascabile.
Una variante della stessa schermata mentale concerne una persona davanti a me, seduta di fronte a un computer, che sottoposta a uno stimolo impugna una matita (non una penna, una matita) e un blocco per appunti.
Va bene che siano open source tanto lo hardware quanto il software, va benissimo che voglia essere completamente riciclabile e riparabile, splendida la modularità e l’aggiornabilità… ma in un mondo di iPhone da sei pollici e passa, di iPad mini e iPad veri e iPad Pro, che ce ne facciamo di
un portatile da sette pollici?
Molto carino e tenerino, MNT Pocket Reform; uno lo guarda e non vede l’ora di giocarci (nel senso di smanettarci e non solo ludico). Poi pensa di avere già dato con i netbook, di quanto era meraviglioso
Psion 5, di quanto è affascinante
Playdate e di come si divertirebbe con un
eMate 300, per concludere che ogni bella idea ha anche un limite temporale di applicabilità e questo genere di formato, con questo genere di specifiche, sembra campato per aria, o comunque limitato a usi protoesibizionistici.
Oggi mi sono preso i miei tempi. Anche Mac.

