Negli ultimi anni il software Apple, specie su Mac, ha avuto i suoi bei chiaroscuri. L’amico Riccardo parla senza mezzi termini di
stagnazione e io non sono d’accordo ma perché penso che esageri, non perché non ci siano, appunto, questioni aperte e situazioni non proprio ottimali in qualche zona dell’ecosistema.
Eppure la grazia e la magia di Universal Control sono qualcosa che, nonostante se ne sia parlato a lungo, emoziona come la festa di compleanno a sorpresa. Ecco che sulla scrivania ci sono due, tre, cinque apparecchi, e insieme diventano una stazione di lavoro unica, una tastiera e un trackpad si occupano di tutti e tutto, gli schermi separati sono come uno solo.
È grazie a
Misterakko se ho potuto leggere un lungo e molto interessante
articolo di Brandon Sanderson sullo stato dell’editoria libraria, almeno dal suo punto di vista.
Il suo punto di vista conta qualcosa, dato che vende libri nell’ordine delle centinaia di migliaia di copie ciascuno.
In questi giorni ha lanciato un
progetto Kickstarter per sfornare quattro libri entro fine anno o giù di lì. Ha chiesto novecentomila dollari di prefinanziamento; mancano più di dieci giorni alla scadenza ed è già a quota ventisette milioni. È il progetto Kickstarter più finanziato di tutti i tempi.
Sono reduce soddisfatto da una serata (virtuale) presso il
Rotary Club Ticino, dove sono stato ospite e ho potuto chiacchierare sul tema La tua IT funziona?
Ho fatto una carrellata su che cosa sia oggi l’Information Technology per le aziende: non più un centro di costo, immutabile e livellato verso il basso con tutte le altre aziende, come negli anni novanta, bensì una vera e propria business unit, che può contribuire al pari delle altre alla crescita e allo sviluppo, grazie alla possibilità odierna di scegliere e personalizzare praticamente tutta l’offerta hardware e software, in contrasto con l’uniformità obbligata dello scorso secolo.
Aggiorna il codice di Pixelmator sistemando alcuni bug e poi
corre verso il rifugio antiaereo, visto che bombardano le aree residenziali della città.
Non c’è molto altro da dire.
Sabino sa che mi piace raccogliere testimonianze di gente che lavora con Mac nei luoghi e nei modi più singolari e mi ha passato due immagini del lavoro di un ricercatore italiano alle prese con materiale proveniente dalla Nasa sull’inquinamento da aerosol in pianura padana.


The Verge gode di una solida reputazione per non presentarsi come antiApple a prescindere e dimostrarsi ampiamente schierato non appena si entri nel merito.
È pertanto abbastanza sorprendente che scrivano un pezzo complessivamente positivo sugli
ultimi annunci di Apple, che accenna alla
nuova strategia di dare – non dire – agli utenti quello che vogliono.
Ed è il pezzo più squilibrato nella critica a sfavore che si trova in giro. Complessivamente sembra che i critici sperassero nell’avvento di un Mac a lungo desiderato e rimasto ipotetico, modulare e versatile più di un iMac e meno costoso di un Mac Pro.
Per quanti condividessero almeno parzialmente
quanto espresso ieri, è apparso su Ars Technica
un bell’articolo che fa il punto sullo stato del confronto con la macchina della disinformazione.
Ribadisco: il problema non sono le opinioni, ma le conseguenze che queste hanno su un insieme vasto di altre persone. C’è gente che muore, altra che perde la connessione con la realtà, altra che si gioca relazioni, lavoro, famiglia senza capire di essere vittima di una manipolazione. Va fermata la macchina e vanno fermate anche queste persone, per il loro bene, come si ferma chiunque stia mettendo a repentaglio la propria salute o la propria sicurezza in modo inconsapevole.
I miei genitori hanno una seconda casa e Maurizio è un dirimpettaio. O meglio lo era: è venuto a mancare.
Maurizio aveva una certa opinione nei riguardi di una certa misura di prevenzione verso una certa malattia e disgraziatamente è stato colpito in forma grave proprio da quella malattia.
So che mi sentirò dire che un evento singolo non fa statistica e che le cose che ci toccano da vicino si vedono diversamente da quelle che non ci toccano eccetera.
Casomai succedesse che
BBEdit si fermasse in eterno su una finestra di dialogo che dice Waiting for macOS, si sappia che c’è un malfunzionamento del sottosistema di gestione dei font.
Per rimediare, occorre chiudere BBEdit, aspettare almeno un minuto, lanciare il Terminale e digitare i tre comandi che seguono:
atsutil server -shutdown
sudo atsutil databases -remove
atsutil server -ping
Poi si riavvia e infine si rilancia BBEdit, che auspicabilmente tornerà a fare il proprio dovere.
Tim Cook
ha detto il vero: il baseball su TV+ sarà visibile in tutte le nazioni dove si può avere la app.
Il problema, per me e per Marco come minimo, è che dalla frase manca il quando: all’inizio
lo vedranno solo nove nazioni (Australia, Brasile, Canada, Corea del Sud, Giappone, Messico, Portorico, Regno Unito, Stati Uniti).
La speranza, visto che è stato dichiarato un allargamento successivo del servizio, è che avvenga presto e coinvolga anche l’Italia nel secondo inning di diffusione delle partite.