I Mac M1 hanno già fatto il botto e ne faranno presto altri. È utile ricordare che la tecnologia sottostante è la stessa del 1993, quando uscì Newton MessagePad.
Su Twitter è apparso un bel racconto di un entusiasta che
affrontò un viaggio della speranza pur di avere una delle primissime unità in vendita. C’era affollamento, ma sicuramente non le code che poi abbiamo visto con iPhone.
L’esperienza di Newton è stata incredibile e una delle mie migliori decisioni rimane la vendita del PowerBook Duo per usare come portatile un MessagePad 2100 appena uscito di produzione. Durò molti anni, l’ho in casa, si accende e la batteria ancora regge.
È scioccante contare le persone che osservano un’interfaccia al lavoro con la competenza in design del pompiere, l’esperienza del surfista e la consapevolezza del bibliotecario, e decretano se e quanto sia intuitiva.
(Mestieri bellissimi, importanti, massimo rispetto, però il design c’entra fino a un certo punto e specialmente quello delle interfacce).
Più o meno il livello del giudizio sta attorno a io (non) ho capito subito e quindi.
Uno dei grandi designer italiani,
Bruno Munari, ha lasciato testimonianze straordinarie del suo lavoro con i bambini.
Al termine della giornata di lavoro più lunga del 2021 mi sono comunque preso due minime soddisfazioni: ho avviato un lavoro su
AirTable, che sembra promettente, e siccome
NetNewsWire su Mac dopo un aggiornamento recente accetta account
Feedly, mi trovo con gli Rss perfettamente sincronizzati su tutti i miei sistemi per quella che al momento è la mia configurazione preferita.
Non sono esattamente le gratificazioni che segnano una vita (ci sono sempre i commenti da sistemare qui sotto), però è qualcosa di imparato più qualcosa di progredito, e non sono ancora le due. Andassero così tutte le giornate.
Si parla molto di un nuovo social esclusivamente audio, per ora solo a invito, per ora solo su iPhone (se provi seriamente qualcosa di nuovo, lo fai su una piattaforma seria).
Potrebbe avere un grande successo. I podcast si sono rivelati in questi anni un veicolo eccellente per comunicare le proprie idee e in fin dei conti la proposta è un ambiente di podcast con maggiore interattività.
Potrebbe essere un grande flop. I social nascono per nutrire l’ego delle persone e poche cose gonfiano l’ego più di parlare. Al tempo stesso però, le persone si stufano in fretta di fare gli spettatori. Vogliono gonfiarsi l’ego anche loro. Difatti Facebook ha prosperato grazie alla sua abilità di confezionare una finta interazione degli spettatori con il parlatore. Vedo tre righe, metto un like, siamo tutti e due contenti, mi metto a scrivere le mie tre righe aspettandomi un like, che arriva. C’è un equilibrio. Che si farà più fatica a raggiungere con l’audio; non sto a sentirti dieci minuti per metterti un like.
Se la storia della ferrovia cinese che funziona grazie a Flash e
viene fatta funzionare ancora grazie a una copia pirata di Flash sembra un record insuperabile, ecco, citerei Lovecraft:
col volgere di strani eoni anche la morte può morire. Figuriamoci se l’imbecillità Flash-indotta ha un limite.
Difatti, mi si ingrippano le dita a scriverlo, il
South African Revenue Service (Sars, neanche beneaugurante) raccoglie le dichiarazioni dei redditi dei cittadini sudafricani grazie a Flash.
La versione di lusso del mio Mac mini 2018, con processore i7, da nullafacente consuma 19,9 watt; a piena potenza, arriva a 122. Il calore emesso è di 68
British Thermal Unit orarie (Btu/h) a riposo, 417 Btu/h sotto stress.
Lo dice una
pagina di supporto Apple dedicata al consumo energetico di Mac mini.
Un Mac mini M1 del 2020 consuma, da nullafacente, 6,8 watt: un terzo. A piena potenza, 39 watt. Sempre un terzo. Il calore emesso a riposo ammonta a 23,2 Btu/h; immagina quanto potrebbe essere, sì, è un terzo. Al massimo arriva a 133 Btu/h. Meno di un terzo.
Gli esperti di sicurezza del Project Zero che fa capo a Google
hanno scoperto che iMessage gode di un nuovo e ingegnoso meccanismo di sicurezza, detto BlastDoor.
Ingegnoso ingegneristicamente e lo si vede avventurandosi nella lettura del post di Project Zero, che definire per tecnici è eufemistico. Fortunatamente la spiegazione per le persone normali è molto semplice: ora, quando arriva un messaggio via iMessage, il suo contenuto viene analizzato in una sandbox prima di venire messo a disposizione del destinatario.
Quando uscirà la versione di iOS che obbliga le app a chiedere il consenso per il tracciamento a fini pubblicitari da parte di chi le usa, Google non mostrerà la richiesta di consenso.
Perché
le sue app smetteranno di raccogliere quei dati e la richiesta non sarà necessaria.
Google sta avvisando partner e sviluppatori che la mossa di Apple potrebbe causare diminuzioni nel fatturato delle app.
Apple sta avvisando le persone che il tracciamento della navigazione a scopo pubblicitario diventerà una questione trasparente e che le app potranno tracciare solo chi dà esplicitamente il proprio consenso.
Alla luce dei
centoquattordici miliardi di fatturato Apple nel trimestre natalizio, adeguo la mia scala di investimento e pongo un interrogativo di lungo respiro.
Spenderesti prima
6,49 euro annuali per Tweetbot 6 iOS oppure
tre euro definitivi per una raccolta di eleganti, raffinati ed evoluti sfondi scrivania dinamici, per Mac, iPhone e iPad, ispirati ai colori delle varie versioni di Mac OS X?
Per ora si può lasciare un commento dalla
pagina apposita di Muut per QuickLoox. I commenti torneranno disponibili in calce ai post appena possibile.
Matt Birchler
commenta un anno di abbonamento al servizio di posta
Hey e osserva qualcosa di interessante rispetto all’obbligo di usare la app propria del servizio:
[Niente app indipendenti, sei matto?] Può essere, ma in questo caso ritengo sia una questione di limite che diventa una forma di libertà. Quando usavo Gmail e Outlook come fondamento della mia infrastruttura di posta, avevo la mia scelta della app. Apple Mail, Spark, Outlook, Gmail, Airmail, Edison, Blue, Newton, Spike, Polymail… […] Spark veniva aggiornata e la usavo. Poi Outlook faceva qualcosa di nuovo e tornavo lì. Poi però aveva un bug e allora mi mettevo su Apple Mail, fino a quando mi annoiavo e tornavo a Spark e il cerchio si chiudeva per cominciare daccapo.