Un dato relativamente poco pubblicizzato dagli ultimi risultati finanziari di Apple, come riporta
Mdj:
”La nostra base installata attiva [ha raggiunto] un nuovo record assoluto per ciascuna categoria di prodotto principale e segmento geografico”. Prenditi un momento per assimilare questa affermazione. In nessun momento della storia di Apple si sono avute più persone che usano iPhone, iPad, watch, AirPod… o Mac.
L’affermazione è straordinaria perché, neanche Mdj lo sottolinea, vale anche per aree geografiche. In nessun momento Mac ha avuto così tante persone a utilizzarlo in America. In Europa. In Asia. In Giappone. Ovunque. E vale per ogni altro prodotto principale.
Subdolamente adescato da
Matteo, ho scritto il testo di una delle prossime uscite della newsletter
No Rocket Science, di cui consiglio la lettura regolare. Esce ogni due lunedì, non pesa e non dà fastidio.
Eppure sollecita, intriga, scuote, coinvolge, suggestiona, dipende dal tema, da chi la scrive, dai link consigliati. Certamente è un’uscita dalla propria comfort zone, quali che siano i suoi confini.
È qualcosa di cui, nella routine attuale di contatti con media e persone spesso manovrate dai media, c’è un gran bisogno per continuare a respirare con frequenza non allineata alla portante del pensiero comune.
Per evitare i
disastri avvenuti in Iowa a causa di una app mezza cruda, in Nevada hanno deciso di lavorare sulle primarie presidenziali democratiche in modo semplice e pratico:
un iPad per seggio e Google Forms.
Apple ha varato
Swift Playgrounds per Mac. Era da tempo una cosa logica. Avrebbero dovuto anzi farlo da molto prima, senza aspettare di approfittare di
Catalyst.
John Voorhees ha scritto su MacStories un
articolo talmente bello su come usare i Comandi rapidi in iOS per generare link in modo automatico a partire da testo Markdown, che a leggerlo con attenzione diventa un corso per imparare a lavorare degnamente con i comandi rapidi. Difficilmente si troverà qualcosa di più sistematizzato e coerente su web; qualunque persona seriamente interessata a ricavare il massimo dal proprio iPad dovrebbe dare almeno una scorsa alla pagina. Perché i Comandi rapidi sono un amplificatore pazzesco di possibilità.
Poco tempo a disposizione, gli appunti che – quasi per riflesso – avevo scritto in
Markdown.
Finita la relazione, ho (finalmente!) installato
Pandoc via
Homebrew. Un breve istante di perplessità, in quanto Pandoc segnalava l’assenza di
pdflatex. Ma su
Superuser ho trovato in pochi secondi le risposte che cercavo.
Ho installato anche pdflatex da Homebrew e, importante, ho lanciato una nuova sessione di Terminale, da una nuova finestra.
Quasi come per magia avevo, con pochi comandi infine semplici da capire, un file formato testo scritto e soprattutto formattato nel modo più veloce possibile e insieme la chiave per la sua trasformazione istantanea in documento Html, Pdf, Word, qualsiasi cosa.
Qualche foto scattata di fretta durante
la mia giornata a
Learning Technology 2020.


Dal punto di vista Apple, una tendenza già latente negli anni scorsi, adesso assolutamente esplosa, è iMac come macchina da fiera: per mostrare demo, filmati promozionali, interfacce e sistemi per la produzione di contenuto.


L’adiacenza del centro congressi
ExCel all’aeroporto
London City mi permette di partecipare a
Learning Technologies con un viaggio in giornata.
Ci fosse qualcuno in zona, un caffè salterebbe fuori graditissimo.
Sono stato a Londra quasi sempre da turista più che per business e questa occasione sarà interessante per vedere i Docks ristrutturati. City airport, metropolitana leggera, infrastrutture varie,
app di ordinanza per la manifestazione; Brexit o meno, questa parte del mondo è Europa evoluta e si muove rapida.
Erano gli anni novanta, Apple non se la passava benissimo, pareva che Windows avrebbe fagocitato il mondo e io spesi quelli che oggi sarebbero circa duecentocinquanta euro per abbonarmi a Mdj_, la newsletter di Matt Deatherage.
Deatherage era, è tanto competente sul lato tecnico quanto sugoso da leggere come commentatore. In quei giorni Mdj_ era come accendere la luce in casa quando improvvisamente ti accorgi che si è fatto tardi ed è già buio.
Cory Doctorow è sempre stato provocatorio e la provocazione è un atteggiamento apprezzabile e raro in quest’epoca di pensiero obbligato e moralismo coatto.
La provocazione deve però essere centrata e credo che Doctorow abbia sbagliato a
riproporre oggi il pezzo che dieci anni fa scrisse sull’arrivo di iPad. Per lui Ipad.
Che cosa scrisse dieci anni fa, sotto il titolo Perché non comprerò un iPad (e penso che neanche tu dovresti)?
Sulle tasse internazionali o sulle condotte monopoliste sono state tutto sommato scaramucce. Sui dati sanitari se ne vedranno invece delle belle.
Inizia già a succedere; la più grande azienda americana nel settore
ha preso rumorosamente posizione contro nuove regole proposte dal Ministero Usa della salute che vorrebbero facilitare la condivisione tra enti, sistemi e apparecchi dei dati sanitari degli individui.
Ci sono certo numerosi rischi; in questo momento il mondo delle reti informatiche è una giungla dove chiunque cerca di profilare ogni navigatore e per farlo accaparra tutti i dati che può, senza alcun rispetto per la privacy e per la legge. Esempio recente, la scoperta che
le tavolette grafiche Wacom tengono traccia dei nomi delle app che apriamo.
Ventitré anni fa Steve Jobs cominciava il suo primo giorno di lavoro in Apple dopo essere stato acquisito assieme alla sua NeXT.
Un’azienda allo sbando ne acquisiva una di sostanziale insuccesso, per quattro soldi (quattrocento milioni sono nulla rispetto, per esempio, alla acquisizione plurimiliardaria del business cellulare Nokia da parte di Microsoft), capitanata da un manager ai tempi cacciato dall’amministratore delegato che egli stesso aveva convinto personalmente a occuparsi di Apple.