Finalmente sono riuscito a guardare il keynote della
WWDC. Piccole note a riguardo.
tvOS. Apple ci crede molto e ne è prova l’avere presentato come primissima novità della mattina una propria serie TV. Vogliono farla diventare una vera piattaforma di intrattenimento televisivo, dall’home cinema fino ai videogiochi. La compatibilità con i controller di PlayStation e Xbox è significativa, in un’azienda che adotta i prodotti altrui sempre con una certa cautela (eufemismo).
watchOS. Quatto quatto, watch fa sempre più cose. Adesso misura i decibel e avvisa se il livello di rumore è eccessivo, tiene traccia del ciclo mestruale, espande la copertura dell’attività fisica, ha un App Store riprogettato, audiolibri, calcolatrice… sempre più watch è il coltellino svizzero del software e dell’attività quotidiana. Non fa rumore, non viene strombazzato, ma dove altro vuoi andare? La concorrenza gioca in un’altra serie.
All’unanimità, il premio per la funzione meno importante presentata nel keynote della
WWDC è il supporto del mouse su iPad per aumentare l’accessibilità.
Ferma restando l’importanza dell’accessibilità per i disabili e ci mancherebbe, quanti scrivono finalmente come se ci fosse stata davvero una necessità fuori da situazioni speciali, suscitano perplessità.
Non potevo seguire la diretta e scrivo mentre deve ancora rendersi disponibile la
differita. Però ho letto più che potevo e un mio conoscente ha scritto Best.WWDC.Ever. Devo ancora capire se sia vero; l’impressione è che molti annunci siano arrivati nel modo giusto al momento giusto.
In attesa di addentrarmi nei dettagli e sapere che cosa viene detto in questi giorni, mi piace un mondo l’esistenza di iPad OS; a ogni apparecchio il suo sistema operativo, fatto su misura. Distillato di filosofia Apple.
Mancano pochissime ore a
WWDC e mi aspetto
da tempo cose interessanti sul fronte dell’automazione personale.
Campo dove, più leggi più ti si aprono davanti orizzonti sconfinati. Il bello è che una ricetta non esiste; forse proprio la parte più difficile è scegliere un percorso, tra i tanti possibili, il che implica l’abbandono di tante alternative che ogni giorno, una per volta, improvvisamente si rifanno vive e promettenti più di prima.
Ci ho pensato mettendo a confronto Dr. Drang e Dave Winer. Il primo racconta di come
usa LaTex per realizzare relazioni da presentare in azienda, documenti il cui primo requisito tecnico è la possibilità di lavorarci da iPad o da Mac, indifferentemente, dipende dal mezzo che ha davanti.
Meglio abituarsi a un momento di consolidamento invece che di crescita impetuosa e sorprendente, cui la tecnologia ci ha abituato fin troppo bene per molti anni.
Almeno, se fosse vero che
sparisce iTunes, come si vocifera. Ammesso e non concesso, la vita dopo iTunes sarà probabilmente più semplice. La perdita della familiarità con l’oggetto la sentiremo però tutti.
Mica è finita: da luglio
ci dimenticheremo di Torna al mio Mac, che smetterà di funzionare. Personalmente me ne ero dimenticato già da un bel pezzo, ma non si può mai dire.
Citare John Gruber è vincere facile e cerco di starne lontano il più possibile, però
eccezioni come questa sono doverose:
Wwdc by Sundell, sito messo in piedi da uno sviluppatore per dare modo di seguire WWDC nel modo più completo possibile, da tutto il mondo, anche a chi non ha le risorse o il tempo o il biglietto in mano per seguire i lavori che iniziano dopodomani.
Il sito è una bellezza, già pieno di cose interessanti, semplice, pulito. veloce, una bellezza.
Uno può divertirsi a pensare, chiaramente per assurdo, che ci sia un collegamento diretto tra i messaggi di Microsoft riguardanti un
nuovo sistema operativo moderno, con aggiornamenti costanti e pressoché invisibili che avvengono in background, e la decisione del governo sudcoreano – nazione tecnologicamente avanzata – di
abbandonare Windows a favore di software open source.
La domanda, nel caso, sarebbe quale dei due eventi ha causato l’altro.
Sarebbe certo più appassionante vedere una Next Big Thing ogni anno, ma l’amara verità è che non è (più) possibile. Spazi per rivolgimenti tecnologici profondi ne sono rimasti pochi o nessuno e c’è ampia possibilità di miglioramenti incrementali, mentre per cambiamenti radicali bisogna aspettare qualcosa, che sia il quantum computing o la connessione diretta con il cervello O che ne so.
È per questo che Asus, per dire, propone un
portatile dotato di due schermi, dall’ergonomia assai dubbia. È come pensare di voler allevare un criceto con due teste, oltre la baracconata c’è poco.
Degli oltre trecento spot girati per la serie
I’m a Mac, solo sessantasei sono andati in onda. E alcuni
furono rifiutati da Jobs perché erano perfino troppo divertenti, con il rischio di distrarre il pubblico dall’argomento centrale, che era la superiorità di Mac.
Quanti si sono alterati perché sentivano presa in giro la loro scelta di acquisto, oggi possono tranquillizzarsi: le prese in giro vere non le hanno mai viste.
È altresì istruttivo prendere nota che per Steve Jobs, in fase di design, erano più importanti i no che i sì. Scelta cui è stato fedele persino al momento di approvare le pubblicità.
Il tempo vola e non mi rendo conto di quanto sia imminente
Wwdc. Me lo ricorda bene Jason Snell, con un
pezzo stranamente utile da leggere. Di solito gli articoli di anticipazione sulla Wwdc contengono chiacchiere liquide e nulla più.
Anche se non avesse
letto Steve Troughton-Smith, Snell la saprebbe lunga già da solo, per capire come inevitabilmente questa sarà una annata storica, in cui comincia l’unificazione di Mac e iOS come piattaforme applicative… ma non come sistemi operativi, la scommessa che hanno fatto da anni quelli che la fanno facile e perdono regolarmente, essendo la materia complicata.