La funzione Ecg di riconoscimento di anomalie nel battito cardiaco e fibrillazione atriale
è arrivata anche in Italia.
Mi immagino il dialogo tra due persone in ambulatorio.
Anche lei qui per il cuore?
Eh sì, per fortuna c’è l’orologio di Apple che mi dà una mano.
Eh beh, io ho preso un Samsung perché costava un po’ meno. Anche lui misura i battiti, comunque.
Complimenti! Anche Samsung ha fatto lo studio con l’università californiana per vedere se funziona bene? L’ho letto il mese scorso, allo studio dell’orologio di Apple
hanno collaborato quattrocentomila persone…
Apple
non ha mai fatto un pesce d’aprile pubblico. La parola chiave è mai; indica una posizione discutibile, ma chiara, coerente e slegata dalle condizioni a contorno. Il senso dell’umorismo non è mai mancato, solo è stato espresso in altri modi, dagli easter egg a certi filmati di apertura di keynote recenti. Più indietro nel tempo, basta ricordare Steve Jobs che annunciava iPhone e mostrava l’immagine di un ibrido caricaturale, metà telefono metà ghiera rotante stile iPod primi tempi.
Se una Apple
dà vita a una Card e il giorno dopo annuncia l’uscita di
Swift 5, vuol dire che la carne al fuoco è tanta e che le iniziative sul fronte finanziario, marketing, servizi non sminuiscono quelle più puramente tecnologiche (Swift è il nuovo linguaggio di programmazione ufficiale di Apple).
Se una Unione Europea
approva una direttiva copyright e il giorno dopo avere pasticciato con la distribuzione dei contenuti su Internet si mette a pasticciare persino
con l’ora legale, significa che difficilmente – spentesi le lobby a obiettivo raggiunto – da quella assemblea potranno uscire cose non pasticciate.
Primissime impressioni a caldo dopo un
evento come mai ce ne sono stati nella storia di Apple, dedicato alla presentazione di servizi, dalle notizie all’edicola, alle produzioni televisive all’abbonamento a giochi, fino addirittura a una… carta di credito associata a Pay.
Non c’è dubbio, il fuoco di sbarramento di quelli che non c’è innovazione, una volta i Mac li potevi smontare pezzo per pezzo, sarà ingente. È superata persino la battuta per cui Apple, dopo avere perso la dizione Computer nella ragione sociale, dovrebbe mettere entertainment. Neanche questo basta più a comprendere Card nel catalogo. Una azienda che si è distinta per l’integrazione tra software e hardware e adesso si preoccupa di distribuire la sua carta di credito? E aprire direttamente la banca, no?
Come percorso professionale tendo alla programmazione a partire dalla scrittura. Per questo una tastiera con layout italiano mi è essenziale.
Diverso se tendessi alla scrittura a partire dalla programmazione. Mi sarebbe più utile un layout americano e allora potrei guardare con più interesse a
Keychron, una tastiera meccanica wireless retroilluminata in edizione compatta o estesa che nasce per Mac e iOS ma, se proprio uno è senza speranza, può essere adattata persino a Windows.
L’editoria e specialmente quella quotidiana deve ancora trovare un modo per esistere nella sua forma attualmente conosciuta nonostante Internet. È il motivo per il quale Apple pensa di offrire Apple News come canale di distribuzione che aiuti gli editori a monetizzare; è ugualmente la ragione per cui propone agli editori di dividere gli incassi a metà, 50/50.
Il New York Times ha fatto sapere che
non gli passa neanche per l’anticamera del cervello, mentre il Wall Street Journal si sarebbe accordato. Al Times quasi non ne hanno bisogno; il loro obiettivo di fatturato digitale annuo è di ottocento milioni di dollari entro il 2020 e attualmente stanno a settecento milioni; possono farcela, così come potrebbero raggiungere l’obiettivo di dieci milioni di iscritti online a pagamento entro il 2025. Al Journal probabilmente pensano che peggio di così non possa andare e anche passare ad Apple metà dei ricavi potrebbe diventare interessante, dato che l’altra metà oggi come oggi manco la vedono, divorata da Google e Facebook.
È terminato lo studio congiunto di
Apple e
università di Stanford sull’individuazione con Apole Watch di irregolarità cardiache e specialmente fibrillazione atriale.
I risultati sono tecnicamente buoni ma è la cosa che interessa di meno. L’elemento che dovrebbe destare più sensazione è invece l’ampiezza della partecipazione, oltre quattrocentomila partecipanti. Non si era mai potuto allestire uno studio ugualmente controllato e di dimensioni analoghe.
Dei quattrocentomila, circa duemila hanno ricevuto notifiche di irregolarità nel battito e il consiglio di farsi visitare più accuratamente. In molte di queste situazioni, una visita successiva ha individuato fibrillazione atriale, una condizione pericolosa da monitorare.
Volo da Monterrey (Messico) a Houston (Texas), organizzato da United. Il Wi-Fi di bordo è dotazione di serie. È persino funzionante prima del decollo e mando alcuni messaggi con grande tranquillità.
Ci alziamo in volo e la connessione scompare, giustamente perché l’idea è che il servizio funzioni in quota. Raggiunta la quota, provo a caricare una pagina web. La barra di progressione si lancia con entusiasmo verso metà percorso e poi si ferma, per non dare più segni di vita sino all’atterraggio.
Volo di qualche ora tra Stati Uniti e Messico; la connessione wireless a bordo viene molto pubblicizzata e c’è perfino una spia luminosa dedicata al Wi-Fi, come quella per il divieto di fumo o l’obbligo di allacciare le cinture.
Di più; ai tagli di banda a pagamento si aggiunge anche una promozione straordinaria per la sola messaggistica, disponibile gratis.
Tiro fuori iPad Pro, lancio iMessage e non funziona. Lo steward, interpellato, armeggia con disinvoltura nelle impostazioni dell’apparecchio, per farmi sapere che sarebbe meglio parlare con il supporto via chat.
Tratta intercontinentale Parigi-Detroit e viene naturale collaudare il Wi-Fi di bordo. Anche perché, la sera precedente, i sistemi di Air France si erano rifiutati di effettuare il check-in online, restando irraggiungibili per alcune ore prima di concedersi. Pér una grande compagnia aerea si tratta di una situazione come minimo inusuale.
In sostanza, una truffa. Nominalmente abbiamo a disposizione tre opzioni di navigazione, cinque euro, dieci euro e venti euro, rispettivamente per venti megabyte, cento megabyte, duecento megabyte di dati. Provo ad acquistare il taglio inferiore, ma non c’è verso di effettuare l’acquisto. Il meglio che riesco a ottenere è un messaggio di momentanea indisponibilità. Un’oretta dopo riprovo senza esito, due ore più tardi uguale. Me ne disinteresso e lavoro offline per come posso.