Ringrazio Mimmo per avermi segnalato
Usare R con Emacs e ESS - un ambiente multifunzione.
Con un titolo così può passare per materiale esoterico, ma comincia così:
Pochi anni fa mi sono liberato del foglio di calcolo per scrivere invece codice in R. Nel procedere ho appreso una lezione di valore: più la curva di apprendimento è ripida, maggiore è il ritorno. Il mio tempo investito nell’apprendimento di R ha pagato alla grande e oggi uso questo linguaggio per tutte le mie attività numeriche e di analisi quantitativa.
Chi è abbastanza fortunato da avere visto l’inizio del computing personale tende a dimenticarlo, tuttavia faceva parte di una élite planetaria di pochi milioni di persone, su miliardi di popolazione.
Oggi le cose sono leggermente cambiate e ad avere accesso all’informatica, almeno quella di base, è quasi metà del pianeta.
Per chi scrive software la differenza non la fa più l’avere una applicazione, semplicemente esistere; bisogna raggiungere i propri utilizzatori nei modi migliori per loro. Certo, è faticoso. Fa la differenza, però.
Il titolo
Apple sta costruendo una piattaforma mediale come mai prima (Ryan Christoffel su MacStories) mi sembrava eccessivo e fuori dal tono moderato tipico del sito. Poi ho letto l’incipit.
Hai mai guardato la costruzione di un nuovo edificio senza avere idea di come sarà una volta finito? I progressi arrivano un pezzo per volta e ti lasciano all’oscuro dell’obiettivo fino a che arriva un punto nel quale, in un singolo attimo, improvvisamente tutto acquista un senso.
Uno dice che Apple è diversa dalle altre aziende e giù a sentire gli insulti, le maldicenze, sei un credente, prendi i soldi, basta guerre di religione, tutti i computer sono uguali.
Poi legge che un test su oltre diciassettemila app Android ha trovato che, tranquilli, la storia dell’apertura surrettizia del microfono per ascoltare di nascosto le conversazioni a uso pubblicitario è una leggenda urbana.
C’è il fatto trascurabile che oltre novemila di queste app, in compenso,
salvano di nascosto schermate del computer da tasca e le spediscono altrove, sempre di nascosto, sempre a fini pubblicitari. Se va bene.
Caso vuole che sia entrato in iCloud via browser più o meno in coincidenza di tempi dichiarati. Così ci ho fatto attenzione, anche se poi il messaggio vorrebbe far pensare a un ingresso abusivo da parte di altri.

Di norma i phishing di questo genere sono molto più buzzurri. Questo è ragionevolmente pulito e in un attimo di distrazione potrebbe persino sembrare vero. Ovviamente, come si vede dal link in anteprima cortesia di Mail, vero non è.
Anzi… chiavetta.
Un indicatore su ventotto, uno su ventinove e chissà che cosa succede quando stabiliscono la fatturazione.

Banale errore di arrotondamento? Sì, ma può capitare che
non siano errori banali.
Si saranno casualmente notate polemiche recenti relative all’immigrazione in Italia. Polemiche da cui mi terrò a distanza.
Tuttavia, gira da tempo un messaggio che fa notare come iPhone sia dovuto alla possibilità per un immigrato siriano di trovare asilo negli Stati Uniti e lì concepire Steve Jobs. Qui mi sento di intervenire proprio per il rispetto dovuto a persone che lasciano il proprio Paese alla ricerca di una vita migliore, insultate dall’autore di questo messaggio con la propria ignoranza.
L’articolo che segue è stato scritto per Macworld Italia a fine 2004. Lo ripropongo perché tornano periodicamente interpretazioni libere dell’investimento di Microsoft in Apple del 1997 e altre amenità.
Passare all’azione
Attualità, passati, futuri e demistificazioni sulla misteriosa azienda AAPL
È passato il tempo in cui si facevano fruttare i risparmi investendoli i buoni del Tesoro. Ora a pagare è il rischio, e il rischio, recita la saggezza popolare del Bar Sport, significa investire in azioni.
Devo questo post a Sasha, che ringrazio di cuore. Cito subito
9to5Mac perché la sostanza è semplice:
Se pensavate che fosse fastidioso dover comprare adattatori per MacBook e MacBook Pro, rivolgete un pensiero ai proprietari di Surface Pro e Surface…
Microsoft infatti offre un’ottima scelta, per effettuare collegamenti Usb-C: un dongle, adattatore, che costa ottanta dollari.
Non solo: l’adattatore è grande quasi quanto l’alimentatore estero di Surface Pro.
Non bastasse… l’adattatore vuole un suo alimentatore.
Da tempo si respira, nella politica e nelle discussioni, un clima fastidioso. La dialettica si è estinta, riconoscere un centimetro di ragione all’avversario – ormai diventato nemico – sembra una concessione inaccettabile, avanziamo più che mai nella vita – cito Philip Roth – convinti che gli altri abbiano sempre torto e avendo sostituito il dialogo con l’urlo.
C’è bisogno di qualcosa in più per affrontare quello che abbiamo davanti.
Personalmente mi sono iscritto ai
Copernicani, ma oggi volevo dire un’altra cosa che in verità ha detto Tim Cook, l’amministratore delegato di Apple, ai microfoni di Fortune,
anticipato da MacRumors: