Ho messo un po’ di tempo a scalfire la superficie di
Typst per capire se possa veramente funzionare come un sistema di composizione di testo più semplice di
TeX e più evoluto di tutto quello che sta sotto, dai word processor classici in poi, arrivando fino a soluzioni come
Compositor che una volta di più vogliono dare a TeX o LaTeX la semplicità di un editor di testo visuale e forse arrivano vicini all’obiettivo più di prima.
Gran
bell’articolo di John Gruber sul nuovo sistema di indicazione del punteggio adottato nella trasmissione del
Super Bowl LIX.
Intanto non sapevo che nel gergo televisivo si chiamasse scorebug e una cosa nuova imparata la si è portata a casa.
Poi si discute approfonditamente del fenomeno della resistenza al cambiamento quando qualcosa non è come siamo abituati ad averla:
Qualsiasi tipo di cambiamento provocherà sempre un allarme, non importa se sia migliore o no.
Ci sono volute due figlie, una preadolescenza spesa sul Manuale delle Giovani Marmotte (più tutti gli altri), alcune esperienze casuali, alcune discussioni vacue, un pizzico di attenzione genitoriale e ho raggiunto, immagino con grande ritardo, l’illuminazione.
Il
Manuale delle Giovani Marmotte per gli anni venti è YouTube.
Tutti i distinguo che si vogliono, tutte le eccezioni possibili, tutte le argomentazioni sono bene accette. Ovviamente il Manuale delle Giovani Marmotte era al cento percento una lettura sicura, YouTube certamente no.
Delle infinite
variazioni di Campo minato, a oggi la più diabolica mi sembra
Dragonsweeper.
Il principio base è lo stesso, ma il concept ha assunto alcuni tratti da gioco di ruolo.
Il campo di gioco è popolato da mostri, tesori, muri, un drago, Romeo e Giulietta, animali, guardie ostili e sì, anche mine.
Sbagliare un clic porta via punti vita all’eroico guerriero Jorge. Può recuperarli se è bravo e anche crescere di livello, maturando più punti vita.
Durante il Super Bowl non sono apparsi spot pubblicitari particolarmente da brivido per il settore tecnologico. Google è riuscita a distinguersi con una pubblicità il cui testo sarebbe stato prodotto da Gemini.
Peccato che
non sia vero; il testo dello spot era disponibile sul sito di Google da agosto 2020, quando ci dava più preoccupazione la pandemia naturale che l’intelligenza artificiale.
Per cui il testo è stato copiato da lì per via umana e Gemini, a dispetto della verità, non ci ha messo mano.
I conservatristi (diversi dai conservatori) si devono rassegnare: Internet e il web in particolare sono lo sviluppo successivo a quello della stampa a caratteri mobili. Se solo si avesse il coraggio di fare quello che va fatto.
Non riesco più a staccarmi da questa
edizione web degli Elementi di Euclide scritta da Oliver Byrne e arricchita di grafica da Nicholas Rougeaux.
I nomi non dicono niente a nessuno e anche giustamente; proviamo con i numeri. Il lavoro di un matematico di duemilaquattrocento anni fa, riassunto in un libro del milleottocentoquarantasette, illustrato con grafica interattiva, intuitiva, colorata.
Non è di tutti i giorni avere buoni software open source che raggiungono la versione uno punto zero ed è ancora più raro trovare qualcosa che ci arriva dopo ventuno anni di rifiniture.
Succede a
Shepherd, un gestore di processi Unix che nasce nell’ambito di
Guix: un package manager per il progetto
Gnu.
Nessuno dei tre insieme sostituisce alcunché, ma possono completare un sistema Unix, senza interferire con gli strumenti già presenti. Shepherd potrebbe essere apprezzato su Mac perché costruito per l’essenzialità e la semplicità, mentre al tempo stesso è infinitamente estendibile.
Proseguo questa limitata parentesi intimista, dopo avere scoperto che
non ho bisogno di spegnere Apple Intelligence almeno adesso, con un importante resoconto sullo smarrimento eventuale del telecomando Apple con Siri.
Le figlie hanno ricevuto indicazioni inequivocabili su dove posizionare i telecomandi di casa al termine dell’utilizzo. Forse dovevo darle a rovescio, poiché i telecomandi sono da ritrovare praticamente ovunque. Una nota di ottimismo: sempre, comunque, internamente alla casa.
Ieri la ricerca si rivelava più complicata del solito e mi sono ricordato che la app Remote su iPhone consente di ritrovare il telecomando suddetto. Così l’ho collaudata.
Ho seguito poco i tecnicismi attorno ad Apple Intelligence e temevo che la mia abitudine di usare tutti i sistemi in inglese mi avrebbe potuto causare qualche problema.
Invece no: è sufficiente che Siri sia in italiano per evitare che si attivi Apple Intelligence. Di tanto in tanto anche le figlie usano i miei apparecchi e non sono ancora riuscito a imporre l’inglese parlato.
Quindi Siri è in italiano.
E io un topo nel formaggio.
Uno dei motivi per cui tollero Meet è sempre stata la facilità con cui accendi una videoconferenza e sei dentro senza tante storie, anche con Safari se necessario.
Sono già due volte che Meet accende a mia insaputa il parametro eliminazione del rumore di fondo. Più o meno significa o tieni il microfono in bocca come un cantautore o gli altri non sentono niente. Perdita di tempo in abbondanza perché avevo tutto l’equipaggiamento a posto, il software dava situazione regolare ma gli altri non mi sentivano e non capivo perché fino a che, per disperazione, ho cominciato a scavare.