Ventotto milioni di minuti
Cha faccio, aspetto?
Cha faccio, aspetto?
Commento il keynote di presentazione dei nuovi iPhone in poche parole, dato che lo stile di presentazione oramai è consolidato e questa volta mi sembra che, più di altre, ci sia veramente bisogno di guardare ai prodotti e alle loro (nuove) capacità. AirPods Pro mi ha impressionato positivamente per la cancellazione attiva del rumore. Apple Watch con schermo più grande e cassa più sottile e leggera è un piccolo – alla lettera – capolavoro di ingegnerizzazione.
Il principio di base è metterle di fronte un po’ a tutto quello che può eventualmente risultare interessante per bambine da scuola primaria e vedere, all’americana, che cosa rimane attaccato alla parete. Così è arrivato il turno per la primogenita di cimentarsi con Swift Playgrounds. Se rimarrà attaccato o meno è presto per dirlo, anche perché certi interessi sfioriscono inesorabilmente mentre altri covano sotto la cenere fino a riemergere in tempi insospettabili.
Londra, Baker Street. Nel salotto di una casa elegante sia pure con qualche eccesso di maniera, due gentiluomini – H. e W. – sorseggiano whisky seduti in poltrona. Sul tavolino sono impilati i quotidiani della giornata. W.: Ma ha letto, H., la rubrica tecnologica di oggi? Sembra proprio che questa storia tra Apple e la Commissione Europea sia concreta… H.: Mio caro W., mai attribuire alla strategia qualcosa che potrebbe essere frutto di un pessimo calcolo… ho l’impressione di assistere a un gioco di ripicche e che presto o tardi qualcuno, da una parte o dall’altra potrebbe stancarsi.
È cominciata la quarta stagione di Slow Horses su Apple TV+ e ho un problema: non sopporto l’idea di essere lasciato con un cliffhanger alla fine di una puntata e non avere a disposizione, se del caso, la puntata seguente. Così mi sto riguardando le tre stagioni precedenti e arriverò auspicabilmente alla quarta quando sarà pronta da vedere l’intera stagione. Le tre stagioni precedenti sono notevoli. Nella mia scarsa esperienza di serie TV, Slow Horses è la serie migliore che abbia visto, di gran lunga.
C’era una volta NaNoWriMo, la competizione che ogni anno sfida aspiranti scrittori a scrivere un romanzo breve di cinquantamila parole o più nei trenta giorni del mese di novembre. C’è ancora, solo con un abbondante condimento di polemica. In agosto l’organizzazione ha pubblicato una serie di FAQ in cui si trattava anche dell’utilizzo di supposte intelligenze artificiali. La posizione ufficiale era ed è neutrale – fai quello che vuoi – ma si aggiungeva che opporsi categoricamente all’uso dell’intelligenza artificiale ai fini di NaNoWriMo rispecchia classismo e abilismo (l’idea che i normodotati siano quelli per cui fare le cose e gli altri si arrangiano).
Capisco che non tutti siano particolarmente interessati a un nuovo font monospaziato. Raccomando vivamente tuttavia di visitare la sua descrizione sul sito dedicato. Un lavoro eccellente per grafica, gusto, design, chiarezza, tutto. Departure Mono un retrofont, ispirato ai caratteri da computer di quando gli schermi erano a matrice di punti e i media – film, fumetti, illustrazioni – usavano l’aspetto di quei caratteri per comunicare tecnologia, magari fantascientifica. La realizzazione del progetto è tutt’altro che retro: il font è gradevole, funzionale, ottimizzato e provvisto di una quantità impressionante di glifi certamente assenti perfino come concetto, quando lo schema caratteri di un calcolatore si chiamava Ascii.
Qualcuno arriverà dopo la presentazione a fare notare con piglio catastrofista che le azioni Apple sono andate al ribasso. Ecco, è successo dodici volte in diciassette presentazioni di iPhone. In parole semplici, la Borsa spiega le reazioni emotive del pubblico più becero e istintivo, ma non ha nulla da dire sulla bontà di un prodotto o sulla salute della società che lo presenta. Da azionista pesante di Apple, al massimo dovrò sopportare una limata al mio lucroso dividendo trimestrale.
Chiedo scusa per andare fuori tema e sbandare su una delle cose che trovo impossibile ignorare, ovvero la matematica curiosa quanto, bonus, inutile. Una delle figure di matematici per cui ho un debole è Fibonacci e ho appena trovato John D. Cook che usa la serie di Fibonacci per convertire miglia in chilometri con una precisione più che ragionevole. Con la serie di Lucas, dallo stesso meccanismo di quella di Fibonacci ma con partenza diversa, l’approssimazione è ancora minore.
Solo dopo avere scritto dell’ esperienza di Dr. Drang con i collegi elettorali americani, mi sono reso conto che al suo articolo mancava qualsiasi esercizio di scripting o da piccola programmazione. In realtà non mancava alcunché: semplicemente il maestro ha deciso di dedicare al tema una serie di post, o almeno due. Il secondo, infatti, raffina l’elenco degli Stati per numero di voti elettorali e lo scripting stavolta abbonda, a colpi di Markdown, di Python, dell’estensione di Python Pandas e della sua funzione groupby.