Mi sono trovato nella singolare situazione di essere giurato a
Codemotion per scegliere il miglior gioco indipendente tra quelli in mostra.
Più dei giochi, tutti con scintille creative meritevoli sempre almeno sotto un aspetto particolare (la grafica, il concetto, la giocabilità, la distribuzione eccetera, sempre almeno uno), è stata un’esperienza conoscere le comunità di chi li sviluppa e cerca un posto al sole. Un sacco di ragazzi e ragazze giovani, qualcuno già con lo sponsor e qualcuno in cerca, qualcuno con un lavoro convenzionale preso con l’unico scopo di consentirsi lo sviluppo del gioco la sera e nei weekend.
Al termine del mio viaggio ad Amsterdam posso dire che ho praticato due aeroporti e due hotel più un museo, trovando cinque reti Wi-Fi vere.
Non quelle di cartapesta a velocità zero, non quelle che funzionano su un solo apparecchio, non quelle che vanno e vengono, non quelle con una procedura bizantina di iscrizione, non quelle che fanno finta di farti entrare e non entri mai, non quelle. Wi-Fi vere.
Amsterdam, sala convegni del
Conservatorium.
Un tempo sede di banca specializzata in prestiti ai colonizzatori che partivano per mare.
Convertito pochi decenni or sono in conservatorio e, in questo secolo, ristrutturato – da architetti italiani – come albergo di lusso e centro convegni.
Si respirano business e professione a ogni piano e, specie nella sala convegni principale, non si sentono abbandonati da Apple.

Se un gioco prevede la modalità multiplayer in rete, è probabilmente più interessante di un gioco che non la prevede.
Ciò premesso, butto lì il caso di un viaggio aereo con un iPad o un Mac a disposizione. Quasi sicuramente non c’è rete; con altrettanta sicurezza si può dire che soluzioni alternative, come la rete locale estemporanea o una modalità hotseat, saranno impraticabili. Da solo, senza rete.
A che cosa giocheresti di coinvolgente, impegnativo, non banale? Niente roba casual di frutta che cade, o arcade (nel senso inglese).
Forse si può dire una parola, se non definitiva, approfondita sul limite di Ram dei nuovi MacBook Pro a sedici gigabyte, grazie a un notevole
articolo su MacDaddy.
Il succo del pezzo è che, fatti alla mano, la durata della batteria sarebbe stata penalizzata in maniera percettibile dall’inserimento di trentadue gigabyte di Ram, visti i limiti delle architetture Intel utilizzate. Secondariamente, solo come ordine delle conclusioni, la scheda logica avrebbe dovuto essere riprogettata, molto probabilmente forzando spessore e peso a valori superiori a quelli attuali.
Mi hanno prenotato un volo e inviato i dettagli per email, dopo di che ho provveduto a effettuare il check-in tramite la app della compagnia aerea.
Ho comprato online i biglietti dei mezzi necessari a raggiungere l’aeroporto.
Sulla mia scrivania, intanto, campeggia la lettera della Regione Lombardia: ti facciamo lo sconto con il bollo auto se compili questo modulo di carta e lo spedisci via posta ottocentesca.
Come chiamarlo? Sconto arretratezza? È perché se uno sta ancora a compilare moduli con la biro si merita qualcosa in cambio per la sopportazione?
Da pochi giorni è stata annunciata la ventunesima versione alpha di
0 A.D., denominata Ulysses (la U è per l’appunto la ventunesima lettera dell’alfabeto inglese).
0 A.D. ha di speciale quello che dovrebbe essere normale: è open source, è disponibile per tutti i sistemi operativi desktop, quindi anche per macOS.
E poi una cosa ancora più speciale: questo gioco di simulazione bellica storica è in grafica 3D e crea viste veramente, veramente
spettacolari. C’è da chiedersi quanta dedizione e quanta bravura vengano messe al servizio di un progetto come questo, che è gratis e vive di donazioni.
Avevo scritto della
povertà degli strumenti per l’amministrazione delle inserzioni pubblicitarie sulle reti sociali. Ora sono reduce dall’essere diventato editore di libri non gratis su iBooks Store e Amazon. E anche qui c’è una povertà di mezzi che inquieta.
Pare che le due aziende si siano spartite le aree di trascuratezza. Mentre Apple offre la app iTunes Producer per inviare un libro in approvazione, Amazon mette un pulsantino per inviare il libro sui suoi server. C’è feedback zero e uno può solo supporre che il trasferimento stia avvenendo davvero; con file che possono superare i cento megabyte, avere un’idea della progressione è importante.
Sono sicuro che c’è un nesso tra le due notizie che seguono.
La prima è che in Apple
non esiste più la posizione di Product Manager of Automation Technologies.
La seconda è che in occasione della Hour of Code, manifestazione americana che promuove l’insegnamento generalizzato della programmazione a partire dalle scuola primaria,
verranno tenute lezioni gratuite di Swift Playgrounds negli Apple Store.
La mia posizione è assolutamente e totalmente allineata a
quella di Sal Soghoian, l’ultimo a ricoprire la carica. Se fossi capace e competente come lui e fossi stato al suo posto, avrei scritto esattamente le stesse cose (o ci avrei provato).
Ars Technica ha messo insieme una straordinaria recensione dei nuovi
MacBook Pro.
Direi che una attenta lettura è necessaria per chiunque voglia parlare dell’argomento con cognizione di causa. Il livello è altissimo, come dettaglio tecnico e come vista di insieme. Se gli sforzi editoriali su Internet si muovessero in questa direzione invece che tendere alla spazzatura a basso costo, il mondo sarebbe migliore e non solo quello Mac.
Segnalo in particolare che nella recensione si spiega perché Apple ha usato le schede grafiche che ha scelto, questione che è normalmente un po’ complicata da dirimere. Premesso – lo dice Ars – che mai Apple ha inserito schede grafiche di altissime prestazioni nei suoi portatili e non lo ha fatto questa volta come non lo ha fatto neanche nelle precedenti, c’è un problema di DisplayPort che deve ancora arrivare alla sua prossima versione e non può garantire una certa banda passante.