Mente e carta
Raramente vado in auto a Milano, troppo traffico e poco spazio. Ricordo distintamente che molti anni fa si improvvisava un parcheggio sperando di evitare la multa.
Raramente vado in auto a Milano, troppo traffico e poco spazio. Ricordo distintamente che molti anni fa si improvvisava un parcheggio sperando di evitare la multa.
Saranno in linea di principio più interessanti i prodotti di un’azienda molto bene organizzata oppure quelli di una che lo è meno?
La mamma di Piergiovanni ha compiuto gli anni di recente. Non si dice l’età di una signora; come indizio, siamo appena oltre un multiplo di quarantuno.
Le auguro di cambiare un sacco di iPad, per (loro) anzianità di servizio.
Di recente è saltato fuori un mio vecchio quaderno delle elementari. Non ho fatto le aste, sono troppo giovane. Le singole lettere, quelle sì, le ho scritte e riscritte, su pagine e pagine (ecco, non spontaneamente). In un certo modo la scuola elementare mi ha tenuto un corso di calligrafia. Non era il bello scrivere, quanto lo scrivere e basta. Gli inizi.
Non ho ben capito se e quali differenze vi siano tra il vecchio Flash Professional e il nuovo Animate CC di Adobe. Le nuove funzioni aggiunte mi lasciano nel dubbio. Spero che non sia solo un cambio di nome.
Dopo gli ultimi due anni era difficile che questo cinquantesimo Super Bowl potesse essere altrettanto emozionante e non lo è stato. Cam Newton ( Carolina Panthers) ha pagato il debito di esperienza e deve essere comunque contento di essere arrivato in finale. Il gioco offensivo dei Panthers è risultato sottotono e dall’altra parte a Peyton Manning, fin troppo navigato, è bastato fare meno errori. A parte uno straordinario touchdown di Carolina in salto sopra le teste dei Broncos, la partita ha offerto poco. Bellino lo spettacolo di metà partita, con una conclusione coinvolgente.
Con l’eccezione dei tecnici incontrati al teatro Franco Parenti di Milano. La foto è dilettantesca, presa da lontanissimo, senza luce, con un iPhone dall’obiettivo danneggiato, ma sul mio onore si tratta di due Mac.
Si sa che gli analisti del settore tecnologico non capiscono Apple e gli investitori in Borsa non capiscono niente, neppure gli analisti. Così succede che regolarmente Apple annunci risultati record e il titolo in risposta cali, o presenti prodotti eccellenti e succeda la stessa cosa. L’andamento azionario compare spesso nelle chiacchiere da bar e naturalmente costituisce uno degli elementi per insinuare il dubbio, o esprimere la certezza, che l’azienda sia condannata.
Il tuo vicino di aereo si accomoda sul sedile di fianco e apre il suo portatile. Non ha prezzo.
So che non sarò creduto. Devo ugualmente onorare la verità delle cose. Mi hanno proposto per posta di intervistare Andre Spicer, docente di comportamento organizzativo presso una business school londinese, che ha analizzato come segue la situazione di Apple. (Testuale, corpo del messaggio. Ho corretto i refusi. C’erano anche quelli).