Articolo estremamente stimolante di Horace Dediu di Asymco. Negli anni ottanta la decisione di comprare un computer atteneva alla curiosità intellettuale e il messaggio di Apple su Mac come bicicletta per la mente era sostanzialmente razionale.
Il valore del
milione e mezzo di app su App Store non sta nel numero impressionante: altrimenti avrebbero avuto ragione, nell’età della pietra, quelli che accusavano Mac di avere pochi programmi.
È stato annunciato un
MacBook completamente nuovo, che sfida i sensi per quanto è piccolo e leggero, con una serie di novità che in altri tempi avrebbero fatto parlare per settimane come notizia principale. Il trackpad ha compiuto un salto tecnologico; la tastiera pure; la batteria anche; la ventola… è sparita. Dentro un involucro che pesa meno di un chilo e supera di poco il centimetro nel punto di massimo spessore.
Tutti stanno scrivendo di orologi. Preferisco stare sulle tavolette, con questo
articolo carino di Cult of Mac scritto per il quinto anniversario dell’annuncio di iPad.
La guida definitiva alla presentazione di watch, come sempre, è il
preludio scritto da John Gruber su Daring Fireball.
Donald Knuth ha settantasette anni e sta lavorando a tempo pieno per terminare la collana di volumi
The Art of Computer Programming (Taocp). Prevede di metterci
circa vent’anni. Il livello di Taocp è questo.
Più che un’intervista,
l’articolo del Financial Times su watch è un altarino a Jony Ive, capo del design in Apple. C’è però questa perla.
Bell’
articolo di BuzzFeed sulla campagna
Shot on iPhone 6, che mostra foto da tutto il mondo scattate con l’ultimo modelli di iPhone.
È da pochissimo uscita
OneShot, app iPhone che permette di twittare schermate di testo. A che serve? Beh, una schermata come immagine grafica può fare passare su Twitter più testo di quello che Twitter permette. In molte situazioni è la cosa più normale del mondo, magari quando si vuole condividere il ritaglio di un quotidiano, ma anche una pagina web. E poi OneShot fa una cosa speciale: riconosce otticamente i caratteri dentro l’immagine grafica, così da renderli indicizzabili. E questo gli consente (quasi sempre) di ricostruire ingegnosamente l’indirizzo web della pagina di cui è stata prodotta la schermata.
Ogni tanto si legge che su Internet la comunicazione deve essere breve e in effetti pare che l’attenzione dopo il tempo di un Mi piace si azzeri o quasi.