Un artista dell’integrazione tra vecchio hardware e nuovi tempi recupera una tastiera Apple Desktop Bus di un Apple IIgs e
la ristruttura da cima a fondo, dotandola di connettore Usb-C, connessione Bluetooth, schermo per controllare le impostazioni. Tutto dentro il guscio originale della tastiera.
Il progetto è ingegnoso e non banale; basti dire che l’autore ha retroingegnerizzato le connessioni interne tra i tasti per raggiungere l’obiettivo, lavorando su una breadboard esterna per capire come cablare i nuovi componenti aggiunti all’apparecchio.
A costo di risultare più noioso del solito, voglio evidenziare le recensioni meritevoli del nuovo iPhone. Oggi, quella di
Halide, produttrice di una delle migliori app di fotografia su iPhone.
Come in
altri casi, tantissimo resoconto tutto da leggere e foto spettacolari, per quelli che hanno solo voglia di guardare.
Intanto viene dato un giudizio, per così dire, tradizionale:
Se vuoi un verdetto rapido: iPhone 16 Pro è una fotocamera pazzesca perché tra Camera Control, Zero Shutter Lag e i suoi Photographic Styles evoluti, coglierà più momenti di quanto abbia fatto qualsiasi altro iPhone, con ampio margine, e questo mi basta a raccomandarlo rispetto a qualsiasi modello precedente.
Una rosa è una rosa è una rosa.
— Gertrude Stein
Capita poco frequentemente che nel cinico e materiale mondaccio digitale si faccia filosofia, però quando succede è interessante. Per esempio, le possibilità di manipolazione senza fine delle immagini portate dai grandi modelli linguistici ci spingono a chiederci che cosa intendiamo oggi per fotografia e se qualunque definizione risenta, magari anche quanto, del tempo passato e dei progressi tecnologici.
Grazie a Jon Erlichman per il servizio pubblico svolto con la raccolta in un tweet dei
commenti di otto anni fa di fronte all’uscita di AirPods.
Scrive Erlichman:
Quando scriverò un libro sui numeri casuali, introdurrò con il fatto che non sono capace di invidiare. Sin da giovane, quando nella compagnia giravano le ragazze, che dopo, quando i compagni di basket la buttavano sull’altezza o nel mondo del lavoro, dove tanta gente confronta in base ai soldi, semplicemente neanche mi viene da provarci e le fortune degli altri mi lasciano indifferente (o contento se si tratta di amici).
Nonostante sia tuttora in mostra sul web come
una shell a riga di comando per gli anni novanta e sia passato talmente tanto tempo da chiedersi se siano stati quelli scorsi o quelli prossimi, mi pare di capire che fish sia tuttora una dignitosa protagonista nell’agone dei sostituti del Terminale.
Solo pochi giorni fa Julia Evans elencava
una buona serie di ragioni per cui continuare a amare fish e, in risposta a un suo sondaggio informale su che shell usassero interattivamente i suoi contatti Mastodon, sono arrivate duemilaseicento risposte di cui una su sei indica fish. È un bell’andare.
Troppo bello trovare una presentazione del 2024 (vabbeh, gennaio, ok) dedicata ad
imbracciare Common Lisp nel mondo moderno e sì, mi permetto di tradurre embrace come imbracciare perché suona come prendere in mano qualcosa che può darti un potere, da usare bene ovvio. Avrei potuto scrivere adottare ma suona anche come un bel gesto verso qualcuno che ha bisogno. Niente di male, anzi, Steve Jobs è stato adottato, per dire. Però preferisco, stavolta, imbracciare.
Coniato il termine Agi (Artificial general intelligence), ci manca solo da capire quando questa agognata intelligenza artificiale generale arriverà davvero. Nessuno ce l’ha. Nessuno lo sa veramente. Tutti sperano che dai laboratori esca un jolly, una scoperta imprevedibile che di improvviso spiani la strada.
Ma come inganniamo il tempo e vendiamo il prodotto, nel frattempo? Diamine, che problema c’è? Partiamo con la Artificial superintelligence (Asi), la superintelligenza artificiale che sarà, udite udite, superiore alla Agi.
Eh sì, Apple vuole complicare la vita di chi vuole ripararsi il telefono con soluzioni sempre più cerebrali e proprietarie.
Poi arriva iFixIt e mostra che nel nuovo iPhone 16 viene usato un tipo di adesivo di cui nella mia ignoranza non sapevo nulla: la sua resistenza è fortissima… ma, sottoposto a una tensione di dodici volt per sessanta secondi,
non aderisce più e si toglie come se fosse un foglietto.
WordPress si è propagato al
quaranta percento del web attraverso una strategia del minimo comune denominatore: noi ti facciamo stare in piedi la baracca gratis e quello che manca ti arrangi a metterlo, tanto qualcuno ti vende un plugin e che sia fatto di cartone a noi non interessa, mentre conta invece che ce ne siano settantamilamilioni così da illuderti di compiere una scelta.
Una delle cose che manca è lo hosting e non mancano decinaia di aziendine che vendono hosting basati su WordPress e su una strategia del minimo comune denominatore: ti facciamo spendere poco però ti diamo WordPress già pronto e quello che manca ti arrangi a metterlo, tanto è pieno di plugin.