Alla vigilia di una giornata di gioco di ruolo con gli amici di sempre, posso solo compiacermi che sia uscito allo scoperto The Wongery: una wiki contenente informazioni immaginarie su mondi di fantasia.
Gli autori hanno iniziato a lavorarci quindici anni fa e hanno reso accessibile a tutti il sito undici anni, undici ore e undici minuti prima dello scorso Capodanno. Ma per tutto questo tempo non hanno mantenuto il silenzio sull’iniziativa.
Una storia di software troppo umano e dell’intelligenza umana che spinge i confini di una disciplina dove nessuna intelligenza artificiale, vera o presunta, potrebbe arrivare. Troppo gustosa.
In Tetris i tetramini (i pezzi composti da quattro quadrati disposti in ogni modo possibile per formare una figura intera) aumentano la velocità di caduta a ogni nuovo livello. Dopo il livello ventinove la velocità resta costante, solo che chi gioca su Nes – Nintendo Entertainment System – si accorge che il controller non tiene il passo del gioco e non reagisce in tempo per governare la caduta di ogni pezzo.
Dall’ultima volta che mi sono trovato a scattare fotografie in notturna con iPhone, sono passati parecchi aggiornamenti sotto i ponticelli (la capisce chi si ricorda delle breadboard).
La prima foto l’ho bucata completamente, sorpreso dalle novità dell’interfaccia. Non sapevo nulla del timer visualizzato per avvisarmi della lunghezza del tempo di esposizione e del cursore a croce da tenere sovrapposto al suo alter ego a conferma della stabilità dell’inquadratura.
Poi ho capito e mi sono trovato bene.
Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. Bello chiederselo a inizio di un anno inedito.
Da dove veniamo. Il supercomputer Cray-1 costava sette milioni di dollari, pesava cinquemila chilogrammi e consumava centoquindicimila watt.
Dove andiamo. Un Raspberry Pi base costa settanta dollari, pesa una frazione di un chilogrammo, consuma cinque watt e va quattro volte e mezzo più veloce di un Cray-1.
Chi siamo. Oggi dovremmo sentirci tutti un po’ Roy Longbottom, il signore responsabile delle affermazioni sopra.
Uno degli stereotipi sul Capodanno è che porti bene indossare qualcosa di usato. Lo interpreto in chiave software e, risolte le pratiche alimentari e augurali, consiglio a tutti per questa giornata una pesca miracolosa dentro Ifdb, il database delle avventure testuali contenente un autentico tesoro in fatto di fantasia e immaginazione. Dalle avventure Infocom a quelle di marchi meno nobili, per finire con appassionati e liberi creatori di avventure, scegliamo qualcosa di interessante e perdiamoci positivamente in un mondo parallelo, un bel massaggio per la mente.
C’era una volta l’uso di gettare qualcosa di vecchio fuori dalla finestra a fine anno per ingraziarsi l’anno successivo. Se toccasse a me resuscitarla butterei volentierissimo l’ebook, inteso come oggetto generico.
Lo stato dell’ebook è comatoso. Lo sviluppo dello standard è inesistente e nessuno mostra il minimo interesse a valorizzarlo. Per gli editori è importante che gli ebook restino banali e al minimo della complessità per tre ragioni almeno: capiscono solo l’oggetto libro tradizionale; riescono a produrli con il minimo di risorse e competenze senza dover imparare; gli ebook fanno schifo e così lasciano indisturbate le vendite della carta.
Nel riepilogare la parte tecnologica di questo Natale mi sono effettivamente dimenticato di citare due AirTag in transito nella famiglia allargata.
Me lo hanno ricordato la notizia di un furto di bagaglio sventato grazie a AirTag e quella di sconti Amazon sulla vendita delle pillole Apple antismarrimento (non so se anche in Italia, in che misura, fino a quando, su che confezioni, non lo so, compro poca tecnologia, solo quando serve, e gli sconti li perdo praticamente tutti).
Pare, stando a The Register, che Bruce Perens, uno dei fondatori di Internet, sia al lavoro su che cosa verrà dopo l’open source: il Post-Open Source. Non c’è bisogno di essere Bruce Perens per capire che l’open source ha bisogno di essere riformato per tornare a incidere e a tutelare la libertà di programmare e usare i programmi. Il suo parere è però autorevole e dice cose come queste, sacrosante:
A un certo punto la tecnica prende il sopravvento e diventa impossibile seguire (per me) nei dettagli. L’inizio è invece straordinariamente comprensibile, con uno schermino fatto apposta per aiutare le persone normali e narrazione che racconta la situazione invece di scendere nel concreto, per noi umani incomprensibile.
Su Secure List è comparsa la disamina di Operation Triangulation, lo sforzo congiunto di alcuni veterani della sicurezza informatica per documentare, parole loro, l’attacco hardware più sofisticato che si sia mai visto.
Mi capitava di girare in modo pigro per Sourceforge a caccia di progetti software open source di interesse, compatibili Mac, novità, aggiornamenti, curiosità, stranezze, esercizio della serendipity in opposizione alla rigidità dell’algoritmo.
Anni fa mi capitò di consigliare anche Sourceforge come deposito da cui partire per avviare una attività di contribuzione a software libero.
Oggi certamente non lo consiglierei più e non so se vedrò mai più con qualche interesse una visita a Sourceforge passato il 2023.