Mentre annego nelle sottigliezze delle stanze cinesi e soprattutto delle loro esegesi, Mimmo ha spostato una falange del mignolo e ora, dopo avere sistemato la resa dei link negli abstract, ha ottenuto lo stesso risultato all’interno dei post.
In altre parole, non dovrebbero vedersi più spazi non necessari e grammaticalmente indesiderabili all’interno dei link.
Un altro piccolo passo, importante.
Se solo avessi il ringraziamento come superpotere assoluto.
Primo aggiornamento al tema della diversità di opinione tra John Searle e Douglas Hofstadter sull’argomento della stanza cinese, sollevato da Mailmasterc.
Grande mossa di briando6 che ha individuato il riferimento esatto: l’articolo originale di Searle e le riflessioni conseguenti di Hofstadter si trovano ne L’io della mente.
Ora però ci devo studiare sopra. L’analisi di Searle è molto articolata e va seguita con attenzione. La risposta di Hofstadter pure, è lunga e in certi passaggi molto sottile nel ragionamento.
Un tocco di fino di Mimmo e ora, almeno negli abstract del blog, non viene inserito arbitrariamente uno spazio dopo un link.
Prossima sfida: intervenire sul meccanismo che provoca lo stesso effetto e lo stesso spazio superfluo anche all’interno degli articoli. Gli spazi in eccesso fuori sono stati eliminati, ora tocca a quelli dentro.
Un passo alla volta, si migliora (non per merito mio, eh, però ogni miglioria, anche piccola, restituisce un mese di vita).
Sono seriamente impressionato. Non è necessariamente una cosa buona; watch mi aveva lasciato freddo e poi mi ha convinto sul campo. Magari qui succederà l’opposto.
Intanto Apple ha fatto la sua Cosa Giusta: trasformare un settore tramite la computerizzazione degli apparecchi usati. Chiunque sa fare telefoni migliori dei loro, ma nessuno sa fare computer da tasca come loro. E loro vendono computer, chiamati iPhone, watch, tv, iPad e ora Vision Pro.
Intanto viene da guardare alla pulizia del format. È scomparso qualsiasi tempo morto ed è quasi impossibile prendersi una distrazione. Ogni minuto è fatto di contenuto.
I detentori del marchio scrivono Apple silicon con la esse minuscola e questo, oltre a costarmi una sostituzione di massa sul blog con BBEdit, è un primo fatto gradevole, in un mondo dove la maiuscola passa appena si può e il più possibile a sproposito, pur di sembrare autorevoli e professionali.
Devo l’ispirazione a Mailmasterc, il quale a seguito di un mio commento sulle differenze di vedute tra Douglas Hofstadter e John Searle a proposito della stanza cinese ha chiesto approfondimenti.
La stanza cinese è un argomento portato da Searle contro l’idea di una intelligenza artificiale forte, capace di pensare come gli umani. Nella stanza sta un signore equipaggiato con un manuale. L’unico contatto che ha con il mondo esterno consiste in bigliettini contenenti frasi in cinese.
Ho avuto il grosso piacere di ritrovare tra le mani una copia cartacea di Contra Chrome, il fumetto attivista sui pericoli posti da Chrome e Google per la privacy e la democrazia alla cui traduzione ho contribuito sotto l’egida dei Copernicani.
Nel rivederlo, è venuto bene. La mia posizione è molto meno militante di quella del fumetto, ma un po’ di esagerazione in questo caso non fa male almeno per acquisire la consapevolezza.
Relativamente a ieri, aggiungo un commento di François Chollet, che dal mio punto di osservazione è quanto di più vicino a un Hofstadter per i nostri tempi di ora.
To be clear, at this time and for the foreseeable future, there does not exist any AI model or technique that could represent an extinction risk for humanity. Not even in nascent form, and not even if you extrapolate capabilities far into the future via scaling laws.
Ove possibile, uso Bard. Quando non è possibile, uso ChatGPT (ma devo ancora provare seriamente Claude). Lo strumento esiste, ha le sue capacità e i suoi limiti, semplifica certe attività, è sprecato o stupido per altre, come tutti gli strumenti.
Se per caso parte il cervello, causa temperature estive, picco di stress, bisogno di spiritualità represso, illusione ottica, ingenuità conclamata, e si comincia a straparlare di comprensione, intelligenza, intenzione, imprevedibilità e quanto altro, o peggio ancora si fanno previsioni millenaristiche o apocalittiche, teniamo presente quanto dice Yann LeCun che qualcosa ne sa e oltretutto tifa per l’intelligenza artificiale:
Sta per iniziare il mese di WWDC e mi godo il perfetto silenzio su quello che verrà presentato durante il keynote.
Intendiamoci: se ne parla un sacco. Ma la chiacchiera ricorda il detto sull’araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa. Certo, il visore per la realtà virtuale; chissà, forse Mac Pro; o magari un MacBook Pro. Oppure M3, o un nuovo watch. E poi naturalmente i sistemi operativi nuova versione, gli sviluppatori sono lì per quello.