Mi tocca andare sui social per lavoro e a volte mi trattengo più del necessario.
Tutte le volte che succede, se esistesse veramente l’intelligenza artificiale, dovrebbe arrivarmi un richiamo ufficiale e io dovrei passare un segmento di tempo successivo a imparare una riga in più della Reference Card di emacs.
Serve molto di più.
Oggi giornata con trofeo di caccia: sono tornato a casa forte di una copia autografata di Podcast e di una piacevolissima chiacchierata con Matteo Scan-do-lin, tradotto: l’uomo che conosce i giusti ristoranti giapponesi.
Abbiamo naturalmente parlato di podcast, perché lui è un maestro (nel vero senso della parola, dato che fa formazione sui podcast, oltre che fare podcast) e dialogare con lui à portare a casa conoscenza preziosa, soprattutto per uno che non nasce podcaster ma si lascia volentieri irretire da tipacci come gli artefici di A2.
Ricordiamoci che, mentre ci coccoliamo mollemente nel benessere occidentale, ci sono persone che in General Motors hanno scelto di abbandonare CarPlay di Apple per offrire una loro interfaccia e, oltre a questo, decuplicare da qui a fine decennio il fatturato derivante dai servizi in abbonamento.
John Gruber gli ha fatto i conti in tasca su Daring Fireball e ha calcolato che da qui al 2030, per arrivare al risultato, qualsiasi acquirente di una macchina General Motors si abbonerà a servizi digitali per una somma attorno ai cinquantacinque dollari al mese.
È anche vero che ci troviamo in una fase di attesa che precede i fuochi di artificio di Wwdc. In ogni caso c’è un risvolto positivo: la lettura di articoli meno urgenti e leggeri, che però fanno bene il punto su tanti argomenti in agenda.
A partire da questo Il GarageBand gratis di Apple è la gemma più sottovalutata del tuo MacBook.
Difficile contraddire anche una riga dell’articolo, avendo sperimentato sia pure a livello più basso tutto quanto è stato scritto.
Ci gira sopra nativamente Unreal Engine e va bene, ma guarda questa applicazione.
Fun fact: Do you see the white box on top? We stripped an Apple M1 Mac to its core to run visual processing onboard the robot : ) @xiaolonw @RchalYang https://t.co/KrkfTSJL1X
— Ge Yang (@EpisodeYang) May 15, 2023 Il testo tradotto suona così:
Curiosità: vedi lo scatolino bianco in cima? Abbiamo ridotto al minimo l’M1 di un Mac per effettuare elaborazione visiva in groppa al robot.
Si parlava di diversificazioni e di che cosa voglia dire nel 2023 una parola simile.
Si potrebbe pensare che mettere una quantità considerevole di portafoglio su Apple sia prendersi dei rischi, anche se lo fa Warren Buffett su scala multimiliardaria. Ma questo fa pensare che Apple sia solo una società come tante altre.
Da Cnbc fanno sapere che, al valore di capitalizzazione attuale che è intorno ai duemilasettecento miliardi di dollari, Apple vale più dell’intero mercato azionario del Regno Unito, che è il terzo al mondo.
È sicuramente un’ottima notizia che Unreal Engine 5.2 funzioni nativamente su Apple Silicon. Il motore è potentissimo e su M1 e M2 potrà mostrare meraviglie, a un costo energetico che nessun concorrente può eguagliare.
La notizia veramente irreale è il corollario di questa: significa che, prima, Unreal Engine doveva funzionare in emulazione attraverso Rosetta. E, nonostante lo strato di emulazione, il processore riuscisse ugualmente a fornire un livello decente di prestazioni.
È capitata l’occasione per la prima volta sono ricorso al sistema di autenticazione a due fattori nascosto nei sistemi operativi di Apple.
Una meraviglia. L’esperienza utente potrebbe essere anche migliorata; d’altronde il fatto stesso che sia celato dentro il sistema in modo semiinvisibile spiega come la priorità non fosse renderlo usabile come prima cosa.
Ciononostante, la procedura è ragionevolmente semplice e rapida. Ho scandito con iPhone il codice QR del login che avevo su Mac e in un attimo avevo pronto il codice di autenticazione.
La frequenza di aggiornamento del Blog del Mulo è relativa; ma ogni singolo articolo che esce è un piccolo, decisivo documento di riferimento su programmi, protocolli, standard, esperienza, script, R, statistica, organizzazione di informazioni.
Il tono è di chi va al sodo, evita i giri di parole e centra il problema.
Attorno al blog, una istanza Slack (alla quale immagino si debba essere invitati), una istanza locale Mastodon e qualche altra sorpresa.
Quando uso una parola – disse Humpty Dumpty in tono di scorno – significa quello che ho deciso che significhi; niente di più, niente di meno.
Il problema è – disse Alice – se tu possa dare alle parole così tanti significati differenti.
Il problema è – disse Humpty Dumpty – chi debba comandare. Tutto qui.
( Lewis Carroll, Attraverso lo specchio)
Il problema del cambiamento pro domo propria del significato delle parole è centrale e un sacco di gente oggi prova a ridefinire un software come intelligente o capace di comprendere coniando una definizione di intelligenza e comprensione che si adatti a ciò che in mente, sperando di imporla se appartiene una maggioranza o, comunque, magari per convincere un finanziatore a tirare fuori denaro.