Nonostante piattaforme come
Wattpad, l’autopubblicazione e la digitalizzazione, rimane ben viva l’industria degli autori a proprie spese, ben
descritta da Umberto Eco, rimane fiorente e attrae clienti in continuazione. Perché non vende copie o diritti ma, diceva Eco, sogni.
Giusto ieri un’amica mi segnalava le traversie di una giovane alla prese con un editore disposto a visionare il suo manoscritto e preoccupata che questi possa in qualche modo rubarle l’opera e defraudarla del merito.
Sto per inviare questo testo nella mailing list dei Copernicani, a seguito di un intervento contenente un pezzo scritto da Gemini sull’utilità dell’intelligenza artificiale e sulla nozione che per molte popolazioni indigene considerate arretrate l’anima sia un tratto anche di animali, piante, oggetti, manifestazioni celesti (e quindi, sottotesto, non è detto che gli LLM non possano pensare o provare qualcosa che semplicemente noi non capiamo).
I nove miliardi di nomi di Dio, Arthur C. Clarke, 1953.
Dobbiamo ricordarci che anche il software è importante. Durante lo scorso anno, Apple
ha riscritto i propri servizi di monitoraggio password con un linguaggio diverso da quello precedente: Swift.
Il monitoraggio password deve occuparsi di una quantità stellare di utenze in giro per il mondo, farlo bene e farlo in fretta, con il minor numero possibile di problemi ed errori.
In questo post presente sul blog di Swift (linguaggio open source a disposizione di tutti, non esclusiva di Apple), si citano una riduzione a metà dell consumo di risorse hardware, un aumento del quaranta percento dell’efficienza, l’ottantacinque percento in meno di codice necessario e il novanta percento in meno di occupazione di memoria. La latenza nella fornitura del servizio è di un millisecondo nel novantanove virgola nove percento delle richieste. Di più, con meno.
Si può essere per il mai più e scegliere il racconto di Scott Knaster su come il video perduto della prima presentazione di Mac da parte di Steve Jobs
sia saltato fuori dal proprio salotto, custodito in una videocassetta registrata dal televisore.
Sono aneddoti che non si ripeteranno mai più, di un’epoca perduta molto più del video.
O si può optare per adesso e armarsi di pazienza, per affrontare la bellissima intervista in cui
Federico Viticci domanda a Craig Federighi tutto il domandabile su iPad, dal nuovo multitasking all’essenza stessa dell’apparecchio.
Finalmente qualcuno lo ha fatto: 512 Pixels.
Una sola pagina per riassumere le modifiche e le novità più importanti di questo Wwdc25 per i sistemi operativi di Apple, nel modo più elegante e ingegnoso:
hanno raccolto le Bento box, i riquadri pubblicati alla fine di ciascuna presentazione, nei quali le migliorie compaiono un po’ come scatoline modulari all’interno di una scatola più grande.
Ho capito che ci sono due modalità per capire veramente Wwdc: la prima è seguire le sessioni che interessano, dallo State of the Union in poi. La seconda è portare a casa la semplice lista dei cambiamenti di rilievo e poi contare sulla divulgazione che man mano porterà alla luce un sacco di informazioni non divulgate.
Ho trovato una
risposta chiara e autorevole alle sette obiezioni principali mosse al
paper Apple sulle limitazioni dei modelli linguistici cosiddetti ragionanti al momento di risolvere problemi ragionevolmente banali per quello che potrebbero essere le aspettative.
Il dettaglio è veramente da leggere, l’articolo è leggero e scorrevole. Una delle obiezioni (sapevamo già della difficoltà dei modelli nel compiere generalizzazioni) viene pienamente riconosciuta… e proprio per questo dovrebbe essere chiaro che non c’è alcuna strada che da qui porti all’intelligenza artificiale autentica.
Un
OCR che trasforma documenti in Markdown strutturato.
I transformer possono anche dare vita a cose utili, non solo a finte intelligenze artificiali.
Mi avventuro raramente nell’installazione di software spontaneo e indipendente, senza un supporto vero e probabilmente con più di una falla da risolvere in proprio.
Ciononostante, questo mi fa gola. Promette riconoscimento delle equazioni LaTeX, ha un
annuncio ufficiale, toglie la filigrana, non sembra improvvisato né incompleto. Soprattutto se il risultato fosse un Markdown ragionevolmente buono…
Ritorno noiosamente sulla
faccenda degli anagrammi perché nel frattempo sono successe cose, in primo luogo la comparsa di uno
studio di ricercatori di Apple, a seguito di un altro
studio più vecchio, per il quale i grandi modelli linguistici dotati del cosiddetto reasoning avrebbero difficoltà a portare a termine certi compiti e quindi, di reasoning, avrebbero poco o niente.
Lo studio ha avuto una certa eco e diverse repliche che ne hanno sostenuto imprecisioni, limiti ed errori, fino alla malafede (Apple mette in cattiva luce l’intelligenza artificiale perché è indietro e si affida a ricercatori di scarsa autorevolezza).
Cose meno eclatanti di Liquid Glass che probabilmente ci accompagneranno anche molto oltre Wwdc25: il formato Asif.
Non c’è ancora piena conoscenza della materia. Sappiamo però che mira a fornire una risorsa per creare dischi sparse con ottime velocità di scrittura.
Pare che durante Wwdc gli sviluppatori siano già stati invitati a usare dischi Asif per ospitare le loro macchine virtuali.
I miglioramenti arrivano anche dove nessuno se li aspetta.
Sbaglio o la colorazione delle due metà del volto dentro l’icona del Finder di macOS si è invertita?
Il Finder è un’icona perché rappresenta un programma, ma è un’icona anche perché costituisce un simbolo sacro. Ci accompagna da tempo immemorabile, ha assistito sorridente a ogni nostro atto creativo o ripetitivo su Mac.
Nella beta di macOS ci sono diverse cose interessanti, tra cui uno Spotlight che – se veramente all’altezza delle aspettative create dalla demo – vale da solo il download.