Secondo Bill Gates è
cominciata l’era dell’AI e si capisce, ha in mano prodotti che se non altro nel breve sono competitivi e il ferro va battuto finché è caldo.
Il marketing e il tirare la volata sono comunque un genere di azione diversa dall’appropriazione indebita.
In un insieme imponente di nozioni e di attualità, meritevole di lettura come minimo per la completezza, c’è una caduta di stile clamorosa. Per lui, i sistemi di sintesi generativa basati su grandi modelli linguistici (sarebbero più che altro testuali) sottoposti ad allenamento sono intelligenze artificiali.
Se fossero veramente intelligenze artificiali, eccellerebbero nel set di problemi contenuti dentro l’
Abstract Reasoning Corpus.
Il Corpus è stato allestito da François Chollet, ricercatore di spicco nel campo di machine learning e ricerche sull’intelligenza sintetica, nel 2020, con tanto di sfida ufficiale e premio di ventimila dollari per chi avesse saputo presentare un meccanismo di pensiero digitale in grado di superare le prove.
Ci hanno provato in centinaia e nessuno c’è riuscito. La parte interessante è che sono passati anni e nessuno c’è ancora riuscito, neanche i fenomeni che oggi riempiono le cronache.
Nessun progetto per Pasqua? Rilassati, tranquilli, poltrona e intrattenimento disimpegnato?
Suggerisco vivamente di mettere almeno parte del tempo nella seconda edizione di
Automation April, in programma su MacStories.
Comandi Rapidi da scoprire, imparare, costruire, raffinare. Nel posto virtuale migliore al mondo per farlo e nessuna esagerazione nel dirlo, perché MacStories nasce da un italiano ma costituisce un’eccellenza globale.
Poi è una seconda edizione. La prima
è andata molto bene e questa potrà solo fare tesoro di una esperienza positiva precedente.
Che fastidio la retorica vuota di Paolo Attivissimo quando dal suo blog
proclama che
Dal 15 marzo scorso, insomma, non possiamo più fidarci di qualunque foto trovata online, perché esiste un modo facile e a buon mercato per generare migliaia di fotografie false ma estremamente credibili di qualunque persona o evento, reale o di fantasia.
Chissà dove è stato in questi anni, dove Photoshop ha imperato. Come? Né facile né a buon mercato? Beh,
Pixelmator Pro costa come pizza e birretta artigianale a Milano e cominciare a usarlo è immediato.
Lunedì prossimo mi ritrovo con
Filippo e Roberto a chiacchierare di intelligenza artificiale a scopo podcast e intanto continuo la
rilettura e riscoperta del libro Concetti fluidi e analogie creative.
Significa che dà una parte seguo lo sviluppo dei sistemi generativi basati su grandi modelli linguistici e dall’altra parte seguo un interrogarmi profondo e concreto sulle radici dell’intelligenza.
Da sostenitore dell’intelligenza artificiale forte come sono sempre stato, la risultante è che sono entusiasta delle possibilità e degli orizzonti che si aprono grazie ai sistemi che iniziano a spuntare come funghi. Contemporaneamente, perdo la pazienza in un millisecondo quando sento parlare con convinzione di intelligenza artificiale applicata a loro, che di intelligente hanno il nulla assoluto.
Grazie ai
buoni uffici di Dr. Drang mi sono accorto di
ImageOptim, programma open source per Mac che prende in carico una immagine e attua una serie di interventi in modo da ridurne il peso mantenendone la qualità.
Il tema è più sottile di aumento il livello di compressione Jpeg; ci sono per esempio metadati che possono trovarsi lì solo per portare via spazio. E gli algoritmi di compressione non ottimizzati fanno certamente un buon lavoro, ma non il migliore possibile.
Dopo qualche giorno dalla prima
installazione del nuovo microfono per videoconferenze e podcast, non voglio più tornare indietro e mi chiedo come abbia tollerato finora l’uso degli auricolari con microfono. Forse perché la mia voce se la beccavano gli altri.
Non che gli auricolari con microfono in sé siano cattivi. Sono un ottimo mezzo per comunicare in tutte le situazioni. Certo non sono il mezzo per comunicare in modo ottimo.
Quando c’è la possibilità di stare alla scrivania, Q2U lavora bene. La voce arriva più nitida e soprattutto non si perdono pezzetti di parlato per strada. Una analogia per dare un’idea del miglioramento, anche se imperfetta: una chiamata FaceTime Audio è normalmente di pulizia e qualità complessiva superiore a una chiamata cellulare.
Ogni tanto faccio una scoperta banalissima che dà la svolta alla giornata e semplifica un pezzetto di vita. Ad averne tante, la vita si semplifica bene e la cosa si fa interessante.
L’ultima in ordine di tempo è la complicazione di watch che dà accesso immediato alla app di sistema per impostare la sveglia. In quanto tale, niente di che. Ma poi sul quadrante appare l’orario della sveglia impostata. Il dubbio ma ho messo la sveglia o no? è bandito per sempre, basta un’occhiata ed è dissipato.
Ho letto quasi tutti i suoi romanzi, ma la cosa sua che ricordo con più precisione è il resoconto delle conversazioni con Peter Hyams, regista di 2010: Odissea due, per rifinire la sceneggiatura del film. Conversazioni a distanza da Sri Lanka all’Inghilterra, con l’aiuto di un accoppiatore acustico attaccato al suo computer Kaypro. Clarke
scriveva con WordStar.
Un pioniere, sempre.
Hal,
puoi aprire il portello.
Leggo che
Microsoft 365 ha ora a disposizione un Copilot che aiuterà a redigere documenti.
Una volta Microsoft si proponeva l’obiettivo di mettere
un computer su ogni scrivania.
Ora si sono aggiornati: l’obiettivo nuovo è mettere su ogni scrivania un utente. Uno solo, sempre quello.
Le dimensioni della catastrofe sono inimmaginabili. Una catastrofe silente e strisciante. Nel giro di pochi anni la comunicazione aziendale e in generale professionale ricorderà un
film di George Romero.