Si è costituita pochi giorni fa una
Rete Nazionale Scuola in Presenza la quale, come dice il nome, si batte per la riapertura delle scuole… errore: l’iniziativa, per come è scritto nella pagina del gruppo Facebook, serve a raccogliere e diffondere le iniziative contro la DAD a livello nazionale.
C’è una sottile differenza e significativa, nell’ambito di una tendenza che durante quest’anno è stata segnalata più volte: il vero centro di interesse non è affatto la riapertura della scuola, ma la lotta contro l’uso del digitale, di cui chiaramente le lezioni remote sono la manifestazione più evidente. Nonché l’unico modo di fare scuola che per mesi abbiamo avuto a disposizione e senza il quale ci sarebbe stato il vuoto assoluto.
In grande ritardo su come si comporterebbe una azienda rispettosa dei propri interlocutori, Google ha iniziato a svelare
che tipo di dati raccoglie attraverso le sue app, a questo giro Chrome e la app Google per la ricerca.
Ho lasciato stare il più possibile la faccenda della pandemia, solo che oggi era praticamente impossibile riuscire a trattenersi.
Di fronte a quello che accade e che lascia a dire poco sconcertati, l’unica risposta che riesco a dare è
tenere presente Tommaso.
Big Sur tutto sommato mi piace. Dopo qualche settimana di utilizzo sono sicuro di considerarlo casa.
Certamente non è perfetto. Ammetto che parte delle obiezioni più comuni – per esempio la trasparenza della barra dei menu – per me sono plus, da vero bastian contrario, più che problemi. Immagino che sia perché ci vedo bene, la barra la uso poco (tastiera, tastiera, tastiera), non mi dispiace un ambiente che muta durante la giornata, almeno in modo ragionevole. Ho anche adottato lo sfondo scrivani dinamico, che mostra la location diversamente illuminata secondo l’ora del giorno. Eccetera.
A metà weekend, per un complesso di ragioni, mi trovo completamente solidale con chi chiede ad Apple, in nome dell’impegno sulla privacy, una edizione di Mail che liberi dai
pixel-spia e pure un
servizio di VPN per la navigazione più riservata.
Capisco perfettamente la pubblicità su Internet e quella fatta bene è perfino utile. Però deve vigere un accordo esplicito tra consumatore e inserzionista: ti concedo uno spazio ben preciso e tu lo rispetti.
Sviluppi della situazione delineata ieri rispetto al
mondo del software libero e di chi agisce per controllarlo a scopo di lucro.
Frix mi ha chiesto se mi fossi ispirato al video
1984 di Ridley Scott. In effetti no, però sono rimasto colpito dall’associazione di idee che poteva essere costituita. La situazione è quella di un Grande Fratello, anche se questo più suadente e viscido.
Un aggiornamento tecnico sulla vicenda è che alcune migliaia di server Exchange compromessi sono stati colpiti da un ransomware, grazie appunto alla libertà di attacco goduta dai pirati.
C’è un seguito alla vicenda dell’
attacco informatico che ha fatto strage di server negli Stati Uniti e nel mondo (sessantamila solo quelli ufficiali e chissà quanti ancora) grazie a falle storiche presenti in Microsoft Exchange e chiuse in emergenza solo pochi giorni fa.
Come succede di regola nella cibersicurezza, ora che il problema è stato arginato, un ricercatore ha pubblicato su GitHub una proof of concept dell’attacco: un esempio funzionante ma innocuo (per esempio, che lavora su un server configurato apposta per lasciarsi colpire e mostrare gli effetti dell’attacco stesso).
Avendo miseramente mancato il mio proposito di fare qualcosa di buono con i Comandi rapidi entro il 2020, mi tocca rinnovare la promessa.
Probabilmente partirà dall’ottima
raccolta di Comandi rapidi pubblicata da Matthew Cassinelli, che ha fatto parte del team di sviluppo originale e ora si dedica a mostrare e creare azioni interessanti. Una parte del sito è persino in abbonamento per chi vorrà sostenere l’iniziativa e ricevere in regalo una fornitura regolare di comandi inediti.
Posso dire per una volta che John Gruber sia d’accordo con me, anche se non lo sa.
Nel
riprendere un suo post del 2008 sulla novità che allora era App Store, commenta:
non avevo previsto come le app “gratis” avrebbero azzoppato/limitato/distorto il mercato.
Non lo posso linkare ora (i commenti sono una faccenda più spinosa di quello che pensavo e il tempo è poco), ma lo avevo scritto e ribadisco: App Store è anni luce davanti a Play Store per qualità e reputazione e la strada da percorrere è quella del migliore servizio, anche se dovesse perdersi qualche dollaro per strada.
Si sa che la tecnologia ha un suo
ciclo di adozione e vorrei dire qualcosa a proposito delle stampanti.
Nel 1985 Apple presentò
LaserWriter e diede inizio al desktop publishing. La stampante cessava di essere un accessorio funzionale per stampare bozze, etichette e tabulati; diventava uno strumento di emancipazione. Consentiva di esprimersi e persino di avviare piccole imprese e carriere professionali (la zona degli innovatori nella curva del ciclo di adozione). La prima versione di
PageMaker chiudeva il cerchio, nel consentire al contenuto digitale di avere anche una forma in stampa che poteva essere diversa dal semplice flusso di dati (il segmento early adopter).