Apple detiene un poco invidiabile primato di app lanciate e nel tempo abbandonate quando non dismesse. Ma c’è una eccezione, tripla: Keynote, Numbers e Pages che un tempo si chiamavano complessivamente iWork.
La band non c’è più, mentre i tre solisti continuano imperterriti album dopo album, meglio aggiornamento dopo aggiornamento a rappresentare qualcosa di utile.
Adesso siamo agli aggiornamenti della quattordicesima versione e, per esempio, Numbers ha ricevuto tra la altre cose l’aggiunta di trenta nuove funzioni.
L’umiltà è un grande valore. Mi riferisco alla pagina Quick Stuff di Matt Birchler dove, parole sue, ha iniziato a cumulare piccoli progetti su cui almeno per ora non intende monetizzare e che possono tornare utili.
La pagina elenca a oggi un timer, un timer Pomodoro, un calcolatore di pixel per grado (utile per capire se uno schermo è davvero Retina), un generatore di codici QR e un convertitore di recensioni in immagini, versione app e versione web.
Da molto tempo trascuro stampa e media italiani, in quanto irrilevanti nonostante i tentativi di tante gente di restare agganciata ai vecchi riflessi condizionati per cui lo hanno scritto sul giornale significava un qualche marchio di autorevolezza.
Se esistono ancora è principalmente perché la loro inerzia non è ancora esaurita, non si è ancora completato il ricambio generazionale e soprattutto, essendo scritti in italiano, soddisfano una fascia di popolazione che non sa leggere in qualsiasi altra lingua.
A quanto dice Der Flounder e a quanto ho verificato su Mac, nel Terminale di macOS Sequoia il comando rsync non è quello che sembra.
Possiamo digitare rsync e guardare a /usr/bin/rsync… ma non è rsync. È, sotto mentite spoglie, openrsync.
Der Flounder racconta la storia completa, che è semplice. Per anni il sistema operativo ha installato una versione di rsync non aggiornata, per la ragione che aveva una licenza d’uso Gpl2.
Mi permetto di riportare una e-mail che ho pubblicato nella mailing list dei Copernicani (cui è sempre possibile iscriversi, ovviamente). Il messaggio è la risposta a un dubbio espresso, che l’evoluzione della cosiddetta AI possa provocare una involuzione dell’umanità.
Il livello di approfondimento è minore di quello che sarebbe dovuto qui. Nondimeno è una buona sintesi della situazione.
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Di sicuro ci sono posti di lavoro a rischio, come con tutte le tecnologie.
Basta cercare e su emacs si trova tutto. Compreso Viper, una modalità vi per emacs. Tecnicamente, un pacchetto di emulazione vi per emacs.
Tutto è aggiornato e permette, a detta degli autori, di graduare a piacere il livello di emulazione. Il riconoscimento del problema, lo sanno tutti, è il primo passo verso la cura. Viper permette di adottare emacs senza timori e poi, un passo alla volta, progredire verso un livello di editing diverso.
Automattic, la mamma di WordPress, il motore per contenuti che prospera sulla qualità al ribasso, del codice e del suo angoscioso mercato di plugin, a patto che possano farlo solo loro, licenzia il diciassette percento del personale. Dispiace per il personale (pare duecentottantuno persone), naturalmente.
NaNoWriMo, l’organizzazione dietro la competizione per chi realizza il miglior romanzo breve nel giro di un mese, di recente al centro delle polemiche per la sua decisione di autorizzare l’uso dei chatbot in nome dell’inclusività e a scapito di ogni altra considerazione, chiude.
Visto che ogni tanto fa bene ripartire dai fondamentali, potremmo considerare una lectio magistralis di Birchtree su che cosa significa video retina. Pare infatti – ne viene citato uno – che girino video e articoli che fanno riferimento a un ammontare preciso di punti per pollice (ppi, points per inch).
Non è proprio così. Intanto parliamo di un concetto genialmente tirato fuori dal marketing di Apple e non da un progettista hardware, l’idea di avere abbastanza pixel perché l’occhio non riesca a percepirli singolarmente bensì come un tutto unico.
Non ho pensato che aggiornare i vari sistemi di casa a 18.4 abilitasse Apple Intelligence in italiano.
Fortunatamente, Apple Intelligence funziona solo se la lingua del sistema è uguale alla lingua di Siri.
Parlo (molto di rado) con Siri in italiano, ma macOS e tutti gli altri sistemi operativi sono rigorosamente in inglese. Una delle scelte di sottofondo migliori della mia vita: familiarità quotidiana con l’inglese, sfruttamento più efficiente dello schermo, meno bug, meno traduzioni improbabili, figlie che quanto meno acquisiscono uno skill di base in inglese.
Ieri la supposta intelligenza artificiale mi ha dato una bella mano (anzi, un bel Mame) senza che io lo avessi chiesto. Ciò non toglie che ci sia una sopravvalutazione notevole dello strumento, in tutti i campi.
L’idea di pubblicare ChatGPT 4o con funzioni di disegno particolarmente avanzate ha dato un bel colpo di immagine e marketing a OpenAI. Se prima il massimo dell’ego era fotografarsi, ora è diventato trasformare la propria fotografia in disegno stile Studio Ghibli.