Michael Tsai è triste perché
Apple non permette di capire che cosa è cambiato da una versione a una successiva di Xcode:
Vengono combinate assieme le modifiche di più versioni; Apple inoltre cancella e rinomina le pagine vecchie e così impedisce di confrontarle a meno che non se ne salvino delle copie.
Però è anche felice, perché un suo commentatore ha aperto un repository Git in cui salva le pagine come documenti Markdown man mano che vengono pubblicate e, così facendo, semplifica molto le cose a chi abbia questa esigenza.
Sarò nostalgico, confonderò la luna e il dito, trascurerò la foresta a causa di un albero.
Tutto può essere. Se però vedo uscire un
aggiornamento di BBEdit che contiene ventuno migliorie, compresa una dedicata all’icona dell’applicazione, in modo che funzioni in modo esteticamente corretto sotto Tahoe, capisco perché è il mio editor e perché lo è da trent’anni.
Si è imparato nel tempo che saper produrre programmi efficaci e saper stare alle regole della piattaforma, buone o cattive, non sono cose che per forza vanno insieme, non sono ovvie e non neanche tanto frequenti. Distinguere i programmi da come va la loro icona in Tahoe non è così sbagliato.
Dopotutto, quale genitore non
costruirebbe un sintetizzatore per la propria figlia?
La cosa più interessante è la chiosa a partire da un kit Arduino vecchio di quindici anni e solamente con una idea vaga di come fare.
Come sempre, la chiave è la multidisciplinarietà: qualcosa di software, qualcosa di hardware, qualcosa di elettronica, qualcosa di stampa 3D. Nessuna specializzazione, qualcosa di tutto e la capacità di portare competenze sparse in uno spazio comune.
Necessità occasionale di creare codici QR a costo zero: uguale a pellegrinaggi per siti di dubbia funzionalità o che fanno i preziosi, con codici a tempo, in numero limitato, da rinnovare a scadenza con abbonamento, mentre intanto fioccano intorno i pop-up di iscrizione a newsletter, annunci pubblicitari raschiati dal fondo del barile, di tutto, di pìù.
Non più. Ero ignorante e lo ammetto. Poi ho letto per curiosità un post di John D. Cook su come
l’uso di caratteri maiuscoli o minuscoli cambia le dimensioni di un codice QR generato via Python.
Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso.
— Vasco Rossi
Dovrei approfondire ma non posso trattenermi: ho trovato traccia di una estensione di LibreOffice che
introduce microvariazioni nella resa grafica delle lettere in un testo Il font resta sempre quello, l’aspetto è complessivamente uguale, ma ogni carattere è leggermente diverso nel suo ripetersi. Un po’ come in una stampa a caratteri mobili su carta.
La bellezza di questa cosa è sconsiderata e spero che un’investigaziine mi porterà a qualcosa di interessante, nonostante la traccia sia vecchiotta. Perché la traccia stessa merita un quarto d’ora di attenzione, sotto forma di un numero de Il Covile di dieci anni fa.
Prima di tutto,
ChatGPT ha fornito i numeri vincenti della lotteria Powerball a una signora della Virginia, negli Stati Uniti.
La sua storia si è diffusa rapidamente in tutto il mondo, più che altro per la decisione di donare l’intera vincita di centocinquantamila dollari in beneficenza.
Aggiungiamo che, dopo uno sforzo di sviluppo che deve essere stato ingente, OpenAI ha annunciato che finalmente ChatGPT obbedirà a una eventuale richiesta di
limitare nelle sue risposte l’uso dei trattini lunghi, gli em dash.
Vengo da una pesante sconfitta contro un libro di scuola del quale attivare l’edizione digitale.
Prima un sistema di registrazione assurdo: si registra il genitore che poi provvede a registrare il minore. Una famiglia, due account, per un libro. In caso di gemelli o genitori separati, o fratelli che ereditano lo stesso libro, non so che possa succedere.
Il genitore dichiara un indirizzo e-mail su cui arriva la conferma della registrazione. Il minore dichiara un indirizzo e-mail su cui arrivano le notifiche di sblocco dei libri digitali. Molte scuole hanno adottato Microsoft 365 o Google Workspace e dotato ogni studente di una casella di posta. Alla quale, comprensibilmente, per motivi di sicurezza possono solo scrivere utenze interne alla scuola.
Questo è un argomento offtopic, peraltro di valore storico, culturale e di costume: per la prima volta in duecentosessantatotto anni, oggi la Zecca americana
non conierà centesimi. Non lo farà mai più.
Produrre un penny costa quattro volte il suo valore e farlo è diventato antieconomico. Ne circolano trecento miliardi, di cui la gran parte inutilizzati, fermi in salvadanai o cassetti di cose vecchie.
Liberarsene non è propriamente banale, perché le questioni legate a regolamenti e metodi di pagamento, in una federazione di cinquanta Stati, sono complesse.
Guarda tu le coincidenze, pochi giorni dopo l’annuncio della
nuova app Affinity gratuita con un account Canva, mi sono ritrovato con un piccolo lavoretto di impaginazione. Niente di difficile, ma comprensivo di stampa su carta. Occasione perfetta per testare l’acqua.
Passato l’impatto più superficiale, il voto è medio/alto. Con tutta onestà, InDesign è evidentemente superiore praticamente in ogni ambito. In tutta franchezza, è una domanda che tanti pongono e ha una risposta irritante: non si possono veramente confrontare un programma gratuito e uno da centinaia di euro l’anno. Nel caso di Affinity, il famigerato rapporto prestazioni/prezzo ha il denominatore a zero; non si può calcolare.
Il progetto di lavoro al kernel di Linux
esamina la possibilità di abilitare le estensioni di Microsoft al linguaggio C e il post potrebbe chiudersi qui.
Adottano, estendono, estinguono e nonostante le apparenze, niente è mai veramente cambiato.
Come già spiegato più volte, certo Microsoft non può certo uccidere Linux (una volta, per l’azienda,
cancro della proprietà intellettuale, prima che l’articolo relativo venisse inspiegabilmente
cancellato) come gli sarebbe piaciuto poter fare tanti anni fa.