Ritengo che
Internet Archive vada proclamato patrimonio dell’umanità e sono contento della recente
composizione pacifica di una causa che ne metteva a repentaglio l’attività.
L’archivio aveva lanciato un’iniziativa per la
digitalizzazione dei dischi a 78 giri, prodotti da fine Ottocento fino agli anni cinquanta. Ed era stata portato in tribunale dalle case discografiche per violazione di copyright, con richieste di danni per seicentoventuno milioni di dollari.
Il giudice ha comunicato che le parti hanno infine raggiunto un accordo, che resta confidenziale e mette fine alla diatriba.
Hai voglia a scrivere. È il momento di leggere.
iOS e iPadOS 26:
Federico Viticci su MacStories.
macOS 26:
Andrew Cunningham su ARS Technica.
Vediamo fino dove si arriva, prima che vinca il sonno.
Una vista che mi ha riempito di ottimismo in vista della catastrofe prossima ventura.
Dehors davanti a laghetto con fontana, un invidiabile pomeriggio di settembre. Sono un discreto numero gli studenti e le studentesse che studiano presso un tavolino, portatile aperto, acqua minerale o caffè. L’atmosfera è rilassata e sa ancora di vacanza, diciamo di vacanza studio, ma se durasse per sempre sarebbe il momento perfetto.
A un tavolino due ragazze chiacchierano dopo avere studiato insieme. Equipaggiamento medio: portatile una, tavoletta l’altra, uno smartphone ciascuna e due calcolatrici da tavolo.
Fa pensare che AppleWorks sia uscito nel millenovecentoottantaquattro per Apple II e sia arrivato su Macintosh solo sette anni più tardi.
AppleWorks è stato uno dei programmi più brillanti e caratteristici dell’ecosistema Apple ma, come
racconta The Electric Light Company, ha avuto una storia notevolmente travagliata, prima cambiando società di sviluppo più e più volte e poi attraversando le peripezie di Apple a cavallo tra la crisi di metà anni novanta e il ritorno di Steve Jobs.
Qualcuno potrebbe spingersi ad affermare che macOS non è un vero Unix, perché Apple è un’azienda chiusa, Mac è un sistema proprietario, bla bla bla.
Almeno per quanto riguarda la burocrazia, non ci possono essere dubbi: dallo scorso 29 agosto Tahoe si fregia del
certificato Open Brand emesso da The Open Group, ad attestare la conformità del sistema con le specifiche
Unix 03, la versione più evoluta dello standard di definizione di UNIX.
Continuo a simpatizzare con gli sforzi per reinventare il retrocomputing in versione moderna, si tratti di Mac o di
altre macchine.
Lo sforzo di oggi è stato giustamente chiamato
Racintosh Plus proprio perché l’autore, e chi può biasimarlo?, per ragioni di convenienza pratica voleva a disposizione un Macintosh Plus funzionante, ma in versione rack, da inserire nell’apposita scaffalatura assieme ad altro hardware.
Il disciplinare di queste pratiche, che prevede livelli quasi prodigiosi di ingegnerizzazione e sviluppo software ad hoc, è stato pienamente rispettato. Da una parte si segue con curiosità la realizzazione della macchina, dall’altra si resta ammirati da persone con questo livello di competenza e passione.
L’inizio di una storia avvincente, tecnicamente pesantissima e di cui pochi si interessano, ma dovrebbe interessare tutti:
Non c’è mai stato un attacco malware contro iPhone che abbia avuto successo e grande diffusione. I soli attacchi a livello di sistema contro iOS che rileviamo vengono da spyware mercenari, vastamente più complessi del malware consumer caratteristico del cibercrimine tipico. Lo spyware mercenario è storicamente associato a organizzazioni statali e una catene di exploit che costano milioni di dollari, per colpire un numero assai ristretto di individui e i loro apparecchi. Per quanto la stragrande maggioranza degli utenti non subirà mai un attacco di questo tipo, tali catene di exploit dimostrano alcune delle capacità di attacco più costose, complesse ed evolute, al punto da meritare uno studio approfondito nel momento in cui lavoriamo per proteggere gli utilizzatori di iPhone. Le catene di spyware mercenario dirette contro iOS e a noi note condividono un denominatore comune con quelle che colpiscono Windows e Android: attaccano vulnerabilità nella sicurezza della memoria, problematiche che affliggono l’intera industria.
Al posto di perdere tempo in disamine di hardware e software sempre più relative ogni anno che passa, a questo giro vale la pena di guardare a un commento capace di condensare in una manciata di righe una quantità sorprendente di acidità, cattiveria e ignoranza.
Perché, nel suo piccolo, è un esempio perfetto di una intera categoria di critici verso Apple non tanto perché trovino qualcosa che non va in un prodotto, quanto più perché la loro soddisfazione frustrata deriva dall’essere critici a qualsiasi costo, non importa quanto sia verticale l’arrampicata sugli specchi.
La storia dei sei gradi di separazione era talmente stantia che si apprezza un approccio diverso, come quello di
Network of Time.
Network of Time declina sempre lo stesso concetto, ma declinato attraverso le fotografie. Quante foto separano Steve Wozniak da Cristiano Ronaldo? Si parte da una foto che vede insieme Wozniak e un certo Nathen Mazri. Quest’ultimo compare in una foto successiva assieme al rocker Gene Simmons, il quale a sua volta…
Anthropic, i numeri due dell’intelligenza artificiale o presunta tale, è finita nei guai con i giudici per avere scaricato una quantità vertiginosa (milioni) di libri elettronici da siti pirata, allo scopo di addestrare i propri modelli linguistici.
Alcuni autori hanno fatto causa per appropriazione indebita di contenuto e ora Anthropic ha accettato di corrispondere risarcimenti per almeno
un miliardo e mezzo di dollari.
La cifra, per quanto elevata, rappresenta per il loro commercialista poco più che uno spiacevole e superabile incidente di percorso; la società ha recentemente ottenuto finanziamenti per poco meno di dieci volte la cifra in ballo.