Sembra una parodia o uno scherzo, invece è cosa serissima: Brett Terpstra cerca lavoro.
Un signor sviluppatore, nella piena maturità, di capacità comprovate, attivo in più di una comunità di tecnici, con un sito costantemente aggiornato e varie app e utility di sua firma.
Eppure si metterà a inviare curriculum e a mettersi in gioco.
Non so se sia un segno di ottimismo o di disastro imminente.
Per caso interessa una specializzazione in machine learning?
È appena partito un corso su Coursera.
Due mesi, dieci ore a settimana, scheduling autonomo.
Tra gli istruttori: Andrew Ng. Offre Stanford. C’è da pagare Coursera, ma è una frazione minuscola dell’equivalente del valore del corso.
Se non si capisce che cosa veramente può portare la rete in campo di istruzione, si mancano di brutto i prossimi trent’anni. Machine learning o meno.
Da giocatore di basket, quando avevo le giornate sì, quelle in cui qualsiasi tiro entra, tutto viene facile, danzi sull’avversario, dicevo colloquialmente che avevo la mano grande. L’impressione era che la palla fosse un giocattolino leggero e addomesticato, di cui disponevo con facilità, così piccolo rispetto alla mano.
Ovviamente, nelle giornate no sentivo di avere la mano piccola.
Da tempo la scienza ha dato un nome serio alla condizione da giornata sì: il flow, il flusso.
Accennavo all’esistenza di Sunderfolk, uscito esattamente ieri. La sera stessa abbiamo provato a giocare assieme, ognuno da casa propria, con il tutorial del gioco.
Sunderfolk vuole recuperare l’esperienza di quando si giocava gomito a gomito sul divano di casa o in un LAN party. Il risultato è buono: il possessore del gioco, nel nostro caso, ha condiviso lo schermo su Meet e, grazie alla app companion, in tre abbiamo giocato collaborativamente, come seduti attorno a un tavolo.
Ogni tanto mi capita ancora: mi fermo pieno di meraviglia a quello che accade sullo schermo, al fatto che miliardi di transistor operino in contemporanea per formare immagini di testo, colori, immagini di immagini, in modo coerente e interoperabile con una mattonella su cui strofino il dito per dare ordini.
Il senso di meraviglia non è ancora scomparso e basta ripensare alla storia recente per provare quasi sgomento di fronte al cammino percorso, al nulla sufficiente per mandare in frantumi la magica illusione.
Si può pensare bene o male di Apple Intelligence, purché si riconosca che almeno sul piano della salvaguardia della privacy le cose vanno meglio che presso altri produttori.
Per esempio, viene applicata la tecnica della Differential Privacy per addestrare i modelli di machine learning sottostanti senza violare la confidenzialità dei contenuti creati dai clienti.
Un articolo nella sezione Machine Learning Research del sito aziendale spiega in maniera svelta e chiara come l’input di un utente generi la creazione di dati sintetici simili a quelli inseriti, ma del tutto privi di riferimento a una qualsivoglia identità.
Quale momento migliore per le elucubrazioni di John D. Cook sull’ uso all’indietro del calendario gregoriano che il rientro dalla scampagnata di Pasquetta, con il relativo bisogno di decomprimere e rilassarsi?
La Pasqua è sempre stata una buona occasione per parlare di calendari. Qui si parte dal fatto che il calendario Giuliano considera un anno composto da trecentosessantacinque giorni più un quarto, là dove il Gregoriano invece computa trecentosessantacinque più novantasette quattrocentesimi.
Non esiste solo l’open source per giocare su Mac, anche se il concetto a me piace molto. TechRadar lo sa e per questo ha compilato una top ten di titoli ludici per Mac.
Ne conosco pochi e per quei pochi potrei mettere la mano sul fuoco: Baldur’s Gate 3, Disco Elysium, Civilization 7, Final Fantasy 14. Gli altri, a leggere, sono di qualità altrettanto elevata.
Tutta roba che si paga, sì.
Non toccatemi iPad, oggi più che mai il mio portatile e, vorrei dire, il mio occasionale, una sorta di nuova categoria. Hai cinque minuti prima di uscire di casa e sei già vestito, quasi sulla soglia? Una email la puoi mandare, a un messaggio urgente puoi rispondere. Se ti addormenti cinque minuti dopo averlo preso in mano a letto, puoi comunque avere concluso un microcompito e, malissimo che vada, lui dorme lì al tuo fianco.
Dopo avere rispolverato Battle for Wesnoth, è arrivato il momento di Freeciv, che avevo lasciato con una copia aggiornata lanciabile via Terminale.
Sono ancora lì e ho cominciato con successo una nuova partita, anche se non so come ho fatto. Nella cartella Applicazioni c’era un eseguibile che non partiva più. Cestinato. Dal Terminale, il comando di avvio non funzionava.
Al buio, ho chiesto a Homebrew di aggiornare Freeciv. Le funzioni di assistenza generativa di Warp hanno iniziato a rilevare conflitti, dipendenze, directory da creare a altro ancora.