Esco eccezionalmente sul seminato per proporre una presentazione riguardante
il futuro demografico dell’umanità.
Senza giudizi, senza opinioni, senza morali da impartire. Solo fatti abbastanza comprovati e qualche nozione di base per inquadrare correttamente la questione.
La presentazione è leggerissima, non richiede conoscenze particolari, ha respiro globale e così permette a una persona di alzare il proprio livello di informazione eventualmente scardinando preconcetti, frasi fatte, conclusioni facili o, peggio ancora, argomenti che riguardano specificamente l’Italia, quando il tema è evidentemente planetario.
Ammetto che la combinazione tra
Warp come terminale e le sue funzioni di assistenza generativa, su cose semplici porta risultati evidenti.
È successo che, immagino per un pasticcio compiuto in
Homebrew, io abbia aggiornato inavvertitamente
Hugo, il motore del blog, tra l’altro mancando a una promessa fatta a Mimmo che mi aveva offerto supporto in merito e a cui devo le scuse.
Come sempre era notte fonda e tenevo molto a riavere il blog funzionante, dopo che la nuova versione aveva trovato qualche intoppo nella vecchia configurazione. Il problema sembrava di poco conto ma ho provato ugualmente a dare retta a Warp, che mi proponeva di risolvere il problema da solo.
Spero si noti che cerco di contenere la copertura delle ultime su chatbot e LLM. Una risorsa che mi ha aiutato molto è la
Guida per odiatori della bolla della AI del commentatore e critico Ed Zitron.
Il vero contenuto è lontano dalla facciata del titolo, che semplicemente fa il verso a uno schema noto. Non c’è alcun odio, piuttosto il frutto di un lavoro approfondito di ricerca e documentazione giornalistica.
Antefatto: Google ha lavorato incessantemente negli anni per tenere il navigatore sulla propria pagina di ricerca anche dopo che la ricerca è stata effettuata.
La minaccia dei chatbot di rubare ricerche a Google ha accelerato questo trend. Ora Google risponde sempre più spesso con una AI Overwiev che in pratica è la risposta alla ricerca, però fornita da Gemini. (Non la volessimo, potremmo scrivere -ai
in fondo alla ricerca stessa)
Questo blog aderisce a qualsiasi idea di
fare funzionare Doom in qualunque ambito e così festeggia l’ingresso di
una versione di Doom nella ventottesima edizione, in quarant’anni, del concorso di codice C offuscato, a firma di Ilya Kurdyukov.
Il concorso
si è chiuso da poco. A scorrere
l’elenco dei vincitori si possono scoprire gemme interessanti. Suona come paradosso che siano offuscate, ma è un pregio.
La laurea è importante. La laurea a Harvard è un coronamento notevole di un curriculum studiorum.
Infatti c’è gente di valore che si interroga su come sia possibile arrivare a una tesi già corretta in prima battuta, a cui manca una manciata di correzioni ortografiche per essere definitiva, e non presentarla. Soprattutto se si considera chi lo ha fatto.
Perché sì, Dennis Ritchie ha di fatto completato la propria tesi di PhD a Harvard ma non l’ha mai presentata. Ritchie, per inquadrare il soggetto, è un coinventore del linguaggio C. In altre parole, se ci fosse un omologo di monte Rushmore dedicato all’informatica, è probabile che scolpito nella roccia ammireremmo il suo faccione.
Gli sviluppatori di Blender hanno annunciato
un build della app apposta per iPad.
Non è del tutto vero. È un build per tavolette. Del resto, nel mondo delle tavolette, ci sono iPad e poi i sette nani, o qualcosa del genere. Qualsiasi novità positiva in fatto di interfaccia può essere usata con profitto su qualunque tavoletta.
Il bello è proprio che il build sia specifico per tavolette. L’interfaccia presume la prevalenza del touch, per quanto pronta ad accogliere mouse e tastiere. Si tiene in conto il fatto di avere schermi nativi di dimensioni relativamente piccole, utilizzo monofinestra, batterie meno potenti dei portatili più professionali e tutto quanto contraddistingue l’esperienza su un tablet.
Che bello quando la tecnologia di più lungo corso incontra la più recente delle novità.
In questo post si trova la descrizione di come creare una
macro Lisp con cui dare istruzioni a un modello linguistico.
Molto carino che la macro si chiami pseudo, visto che passa parametri a un sistema pseudointelligente.
Scherzi a parte, viene spiegata anche una valenza tecnica dell’uso in questa situazione di Lisp, la cui ricchezza interiore, per così dire, permette una flessibilità e una potenza espressiva che altri linguaggi meno stagionati faticano a permettersi.
Se lo sentissi, senza leggerlo, penserei agli effetti del caldo.
Leggendolo, senza provarlo, mi sembra troppo bella per essere vera, una
espressione regolare per sapere se un numero sia primo.
/^1?$|^(11+?)\1+$/
(in Perl; nei commenti si trovano versioni in Php e C. Il post la implementa in Ruby)
Va provata, almeno per capire dove sta il limite funzionale. Deve esserci un limite funzionale, o è roba che va oltre la genialità.
All’indomani di
risultati trimestrali piuttosto lusinghieri, Apple ha annunciato la
vendita dell’iPhone numero tre miliardi.
Oramai i record non fanno più grande notizia. Non contano neanche molto per valutare un prodotto: è chiaro che qualcosa viene apprezzato un miliardo di volte lo sarà probabilmente anche di più, una volta che sia stato possibile aumentare la produzione e servire più mercati.
È esattamente quello che ha fatto Apple negli ultimi nove anni, in cui ha venduto due miliardi di iPhone dopo averne venduti un miliardo nei nove anni precedenti.